In Italia, così come in altre parti del mondo, il governo ha avviato una campagna di informazione e prevenzione diretta alla pressione arteriosa. Quest’ ultima infatti affligge tante persone le cui giornate sono scandite da un continuo ricorso allo sfigmomanometro a mercurio, strumento medico usato per la misurazione della denominata “pressione”. Una sorta di “sentenza” nei valori in base alla quale devono essere prese decisioni mediche importanti che possono salvare la vita degli individui che ne soffrono. Il Plaunac è uno di questi strumenti salvavita. Infatti le suddette compresse vengono usate per tenere sotto controllo eventuali casi di “pressione alta” ed eventualmente porvi rimedio. Ad oggi è uno delle soluzioni più efficaci e adottata da molti medici.
E’ ovvio che questo farmaco non può essere usato in maniera indiscriminata e senza regole. Sarebbe una follia che provocherebbe nei soggetti danni irreversibili. Infatti anche per il Plaunac è importantissimo seguirne la prescrizione medica e soprattutto i dosaggi consigliati dal medico per ridurre la pressione arteriosa. Molto spesso si parte da un dosaggio minimo, circa 10 mg una volta al giorno, ma a volte non è sufficiente. In quest’ ultimo caso si può procedere ad un aumento di circa 20 mg sempre una volta al giorno. Questo “passaggio ulteriore ” va ricordato che deve essere fatto solo in determinate situazioni in cui il primo dosaggio è inefficace. Si possono verificare anche eventi in cui il dosaggio di Plaunac può essere aumentato a circa 40mg. Se si verifica questa eventualità molto spesso alle compresse farmaceutiche in questione può associarsi una terapia con Idroclorotiazide. Va detto che quest’ ultimo esempio è il più estremo e si verifica in maniera rara.
Le compresse Plaunac sono composte dal principio attivo denominato OLMESARTAN MEDOXOMIL e, ricordiamolo ancora una volta, appartengono al gruppo dei farmaci dedicati alla riduzione della pressione arteriosa. Detto questo, passiamo all’ osservazione delle conseguenze e degli effetti derivanti dall’ assunzione del farmaco. I risultati sostanzialmente si vedono nell’ arco delle due settimane dalla prima data dell’ assunzione da parte dell’ utente. Il “picco” che ne determina la piena realizzazione viene raggiunto dopo 8 settimane. Queste indicazione temporali sono determinanti per capire se il paziente dovrà continuare con la terapia adottata o quest’ ultima dovrà essere cambiata aumentando o diminuendo il dosaggio.
Nel 2019 l’ Olmesartan medoxomil è stato ritirato temporaneamente dal commercio a seguito di verifiche da parte dell’ Aifa riguardo sostanze cancerogene presenti. L’ elenco sottoposto allo studio dell’ Autorità Italiana del farmaco comprendeva circa 942 lotti di farmaci composti da principi attivi quali Candasartan, Losartan, Valsartan e appunto Olmesartan. Ipertensivi sartani che sono stati “sequestrati” per consentire l’ accertamento di eventuali impurezze cancerogene. Bisogna sottolineare che a seguito della valutazione dell’ EMA, l’ agenzia Europea per i medicinali, si è stabilito che il rischio di cancro per i pazienti che hanno assunto medicinali a base di Olmesartan sia notevolmente “basso”, scagionando il farmaco e la causa farmaceutica che lo produce. Ad oggi il Plaunac è uno dei farmaci più sicuri nel trattamento dell’ ipertensione arteriosa e dell’ insufficienza cardiaca.
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