Le discoteche, chiuse ormai da oltre due anni, rappresentano certamente le attività che hanno sofferto maggiormente l’emergenza sanitaria.
Gioco forza, il contatto fisico così ravvicinato delle persone, ha fatto sì che i locali con musica dal vivo e ballo finissero per primi, insieme alle palestre, nel mirino dei controlli delle autorità.
Per chi ama la vita notturna, giovani e meno giovani, ma soprattutto per il vasto comparto di lavoratori legato al mondo delle discoteche, a partire dagli imprenditori, passando poi attraverso dj, baristi, e personale vario come cubiste, fonici, tecnici, sono stati davvero momenti difficilissimi.
Molti, moltissimi, si sono arresi e hanno deciso di chiudere le loro attività. Gli altri che in qualche modo hanno resistito, adesso hanno naturalmente paure di nuove chiusura, soprattutto legate al lento ma graduale ritorno dei contagi. Nessuno osa nascondere che sarebbero nuovamente i primi a essere colpiti dal ritorno di provvedimenti restrittivi.
Ma intanto la stagione turistica, in particolare nelle rinomate località balneari italiane, ha ripreso vigore. Gli italiani e gli stranieri che visitano il nostro Paese hanno di nuovo voglia di divertirsi, di ballare, di affollare le discoteche.
Questo da una parte fa temere che l’alleggerimento delle regole potrebbe, con Omicron 5 alle porte, causare una nuova emergenza.
Dall’altra parte, ristoratori, proprietari di locali notturni e bar, attendevano da tempo questo momento, la prima estate post pandemia, per ricominciare a incassare.
I termini per il Bonus Discoteche sono di fatto scaduti. Per il momento non sono previste proroghe.
Da lunedì 6 giugno e fino al 20 giugno si potevano inviare le domande per l’indennizzo (contributo a fondo perduto) riconosciuto dal Sostegni-ter (articolo 1, comma 1, Dl n. 4/2022) ai gestori di discoteche, sale da ballo, night club e locali analoghi.
Le istanze si trasmettono tramite i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate o dalla procedura presente nell’area riservata del portale “Fatture e Corrispettivi”.
Il ristoro è concesso ai titolari di partita IVA che al 27 gennaio avevano l’attività chiusa a causa delle misure anti-Covid.
Possono beneficiarne le attività individuate dal codice Ateco 2007 93.29.10. Il ristoro è riservato alle imprese con ricavi 2019 non superiori a 2 milioni che hanno subito un calo di fatturato nel 2021 almeno del 30% rispetto al pre-Covid.
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