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Reddito di Cittadinanza, nuovo stop di due mesi: ecco chi rischia

Published by
Antonio Pilato

Vediamo chi rischia di non vedersi accreditato il Reddito di Cittadinanza per 60 giorni. Onde evitare spiacevoli sorprese è bene fare chiarezza sulla situazione

Si tratta di una particolare circostanza a cui si può ovviare se si effettuano tutti i passaggi burocratici previsti dopo aver percepito la 18esima ed ultima mensilità.

Fonte Adobe Stock

Il Reddito di Cittadinanza è ormai costantemente al centro di numerose polemiche. Alcuni percettori però rischiano la sospensione di due mesi qualora non eseguano al meglio alcuni passaggi.

Una circostanza che riguarda la decadenza automatica del sussidio. Infatti lo stop di 60 giorni riguarda coloro che hanno percepito il sussidio per 18 mensilità consecutive. Secondo quanto previsto dalle disposizioni in materia è previsto un mese di sospensione tassativo prima di poter inoltrare nuovamente la richiesta.

Reddito di Cittadinanza: per chi è previsto lo stop di due mesi e come presentare la nuova domanda online

Un lasso di tempo che può aumentare anche a 2 mesi (o chissà ancora di più) se non si procede con la presentazione della nuova istanza. Quindi, è bene appuntarsi tutte le scadenze in modo tale da non farsi trovare impreparati al momento opportuno.

In caso contrario si rischia di rimanere senza nulla in mano e magari si aspetta invano un’erogazione che non arriverà mai. Certo l’auspicio è che non ci sia bisogno di tutto questo tempo per cercare una nuova sistemazione, anche perché adesso con la ripresa delle varie attività, molte aziende ed attività commerciali sono alla ricerca di forze fresche.

Quindi, se ci trova a dover fronteggiare questa situazione, è bene presentare l’apposita domanda online. Nella fattispecie bisogna accedere al portale istituzionale redditodicittadinanza.gov.it muniti di Sistema Pubblico d’Identità Digitale (SPID). 

La domanda per il RDC può essere esaminata e lavorata solo se il soggetto richiedente ha presentato l’ISEE aggiornato all’anno in corso. Così chi effettua i controlli può appurare se sussistono ancora le condizioni per poter continuare ad erogare il servizio.

D’altronde, nel corso degli anni non sono mancati i soliti “furbetti”. Persone che hanno percepito il sussidio senza possedere i requisiti, macchiandosi di un reato piuttosto grave nei confronti dello Stato e perché no, anche della collettività.

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Antonio Pilato

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