Il mese scorso una macchia solare ha visto raddoppiare il suo diametro raggiungendo una dimensione spaventosa.
Il mese scorso, tra il 19 e il 20 Giugno 2022, gli scienziati di tutto il mondo hanno potuto assistere a un fenomeno molto particolare: una macchia solare ha infatti raddoppiato il suo diametro, raggiungendo la stratosferica dimensione di 31.900 chilometri.
Una crescita che si è verificata in sole 24 ore, è che sul web è stata in seguito confermata da un sito di appassionati alla scienza molto autorevole chiamato speceweather.com, che si occupa di tracciare brillamenti solari ma anche le tempeste geomagnetiche: “Ieri, la macchia solare AR3038 era grande. Oggi è enorme. La macchia solare in rapida crescita è raddoppiata di dimensioni in sole 24 ore”.
Queste esplosioni oltretutto non sono così innocue come si potrebbe supporre: in primo luogo perché quando hanno luogo, rendono impossibile il rimbalzo delle onde audio creando dei blackout sul nostro pianeta nel momento in cui impattano con l’atmosfera superiore del nostro pianeta. Gli esperti astronomi in merito hanno spiegato che “AR3038 ha un campo magnetico ‘beta-gamma’ instabile che ospita energia per brillamenti solari di classe M [di medie dimensioni] ed è direttamente rivolto verso la Terra”.
Le macchie solari si possono distinguere dall’ambiente che li circonda perchè sono caratterizzati da una fortissima attività di tipo magnetico e da una temperatura più bassa rispetto alle altre regioni del sole.
Le macchie solari sono stato osservate per la prima volta nel 1610 da due astronomi, Fabricius e Johannes. L’anno dopo i due scrissero un articolo in cui per la prima si provò a descrivere in modo esauriente questo fenomeno. In quegli anni però, delle macchie solari se ne stava occupando anche una delle più grandi menti scientifiche della storia, Galileo Galilei, che nella capitale aveva avviato insieme ad altri astronomi un dibattito scientifico sul tema.
Discutere delle macchie solari in quel momento storico significava in primo luogo parlare della natura del sistema solare, ma fu soltanto quando il lavoro di Fabricius giunse nelle mani di Galileo che si ebbe una svolta nella comprensione di questo fenomeno, proprio per l’accuratezza della sua descrizione.
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