Inflazione record a giugno, perchè l’Italia è il paese che rischia di più

L’inflazione nel nostro paese non smette di salire con i salari dei lavoratori che rispetto a 20 anni, sono diminuiti di circa il 3 per cento. 

L’inflazione è ormai esplosa in tutto il mondo è anche nel nostro paese questa situazione sta iniziando a presentare il suo conto. Nel mese di giugno si è infatti toccato un record storico: l’indice dei prezzi al consumo si è attestato sull’8 per cento su base annuale, in aumento di quasi due punti percentuali rispetto al mese di Maggio.

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Il principale responsabile di questi rialzi è il settore dell’energia, che ha visto i suoi prezzi salire ancora nel mese di giugno, registrando un aumento del 48.7 per cento rispetto al 42.6 per cento di maggio. 

Inflazione, la situazione non migliora nonostante il taglio delle accise prorogato dal governo e il decreto contro il caro bollette

E tutto questo nonostante il taglio delle accise, che si è tradotto in uno sconto di circa 25 centesimi sul costo del carburante, voluto dal governo Draghi nel mese di Aprile e in seguito prorogato più volte alla luce di una situazione che ancora oggi non presenta segni di miglioramento per quanto riguarda il costo del carburante.

Naturalmente, anche molti altri paesi europei stanno vivendo una situazione simile, con la Spagna ad esempio, che ha già visto la sua inflazione interna arrivare al 10 per cento. Per quanto riguarda invece l’eurozona nel suo complesso, l’inflazione è salita all’8,6 per cento, record storico e vetta mai raggiunta nell’ultimo ventennio. Evidente dunque come i consumatori di tutto il mondo hanno ben poco da stare tranquilli: e questo vale in particolar modo per il nostro paese.

L’Italia ha infatti la media salariale più bassa di tutto il vecchio continente, e questo significa che i lavoratori del nostro paese stanno scontando più di altri questo vertiginoso aumento dei prezzi, in virtù di un potere d’acquisto che era già molto basso di suo. 

Situazione molto critica, e l’Istat spiega perché le retribuzioni crescono ma troppo poco

E di certo non bastano gli ultimi adeguamenti contributivi varati in questi anni, e il perché lo ha spiegato l’Istat nell’ultimo report pubblicato sul tema. Nel primo trimestre di quest’anno, l’andamento medio delle retribuzioni dei lavoratori italiani ha subito un incremento pari allo 0,8 per cento, ma anche se questo raddoppiasse entro fine anno, nulla potrà contro l’avanzare di questo fenomeno inflattivo.

Anche l’America non è messa meglio, anzi, qui l’inflazione a due cifre sta arrivando in anticipo rispetto a ciò che si attende in europa, e le prime conseguenze di questo sono già visibili. È notizia di questi giorni ad esempio, che sempre più lavoratori negli Usa si stanno licenziando a causa di uno stipendio che non gli permette più di sopravvivere, alla luce di un costo della vita che sale di giorno in giorno. 

Inflazione record, ecco cosa ha fatto il governo Draghi: perché non è abbastanza

E come si spiegava in precedenza, l’esplosione dell’inflazione nell’eurozona sta colpendo in modo molto più forte di altre nazioni l’Italia. E questo è dovuto principalmente al fatto che nell’ultimo ventennio, gli stipendi italiani hanno subito una diminuzione complessiva del 3 per cento, un caso praticamente unico tra le nazioni occidentali più avanzate.

Il governo Draghi si sta al momento limitando a calmierare la situazione con dei palliativi che però non stanno dando i frutti sperati: sia il taglio delle accise che il nuovo decreto contro il caro bollette, si stanno dimostrando adeguati a supportare le famiglie italiane in questo difficile momento. Non vi siano però fraintendimenti in merito: si sta parlando di una misura sicuramente utile socialmente, che sta aiutando tantissime persone a sostenere dei costi, sulle utenze di luce e gas, diventati ormai proibitivi. 

I prezzi non smettono di salire, perchè il taglio delle accise rischia adesso di annullarsi

Al contempo però i prezzi non smettono di salire ed è evidente come quanto fatto sinora dall’esecutivo non possa in alcun modo bastare. Anche perchè, se ad esempio il prezzo della benzina continua a salire, lo sconto di 25 centesimi sul costo derivante dal taglio delle accise sarà sostanzialmente annullato.

Alcuni esperti sostengono che l’unica misura realmente efficace per contrastare questo fenomeno sia un deciso e forte taglio del cuneo fiscale, un ipotesi caldeggiata dalla destra, Giorgia Meloni in primis, e di cui si discute in realtà da anni. la speranza è che adesso, con una quadro economico così critico, il governo si adoperi ad adottare una nuova strategia per supportare i consumatori italiani in questo difficile momento.

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