La Riforma globale del sistema pensionistico italiano è un traguardo ancora lontano da raggiungere. Se ne parla da fin troppo tempo. Gli italiani hanno un po’ perso le speranze.
Da una parte, potrebbe realizzarsi la concretezza di veder aumentare le pensioni dei nostri cittadini, per adeguarle inevitabilmente al costo della vita.
Dall’altra parte, appare evidente che, se si parla di pensionamenti anticipati, in maniera complessiva, si tocca un argomento complesso e delicato, fin troppo discusso e mai affrontato fino in fondo con i sindacati.
Rimane il fatto che qualcosa, in minima parte, si è mosso negli ultimi anni, ma, complice la doppia crisi economica, prima quella legata alla Pandemia, poi la successiva, ancora in corso, dei rincari energetici legati al confllitto russo-ucraino, il nostro Governo ha sempre rinviato la questione, dando priorità al piano di aiuti per famiglie e imprese allo sbando.
Parliamo di Ape Sociale, di assegno di 1500 euro e di pensionamento anticipato a 63 anni.
L’Italia ha dovuto affrontare un nuovo programma di prepensionamento. A giugno 2017 è entrato in vigore il cosiddetto programma APE (“Anticipo finanziario a garanzia pensionistica”), il cui obiettivo è favorire il prepensionamento e aumentare i redditi pensionistici più bassi. APE offre due diverse opzioni per il pensionamento anticipato. Poco dopo l’introduzione si sono presentate più persone di quanto previsto per l’intero 2017.
All’INPS sono pervenute, solo nei primi giorni della presentazione del progetto, 66.409 domande per il nuovo programma APE, un regime che dà la possibilità ai lavoratori disoccupati e svantaggiati di anticipare il proprio pensionamento con un massimo di tre anni e sette mesi.
Alcune categorie di lavoratori svantaggiati, con almeno 30 anni di contributi versati, possono andare in pensione anticipatamente (fino a 3 anni e 7 mesi prima dell’età pensionabile ordinaria) con un’indennità mensile massima di 1.500 euro.
L’APE offre inoltre ai lavoratori di età pari o superiore a 63 anni la possibilità di andare in pensione anticipatamente, attraverso un regime di prestito speciale a copertura dei contributi mancati.
Il prestito deve essere rimborsato con rate mensili in un periodo di 20 anni. L’iniziativa dovrebbe avere un effetto positivo sull’ingresso dei giovani lavoratori nel mercato del lavoro. Il budget 2017 per il programma ammontava a 300 milioni di euro. L’INPS deve valutare le domande e, in caso di risorse insufficienti, stilare una graduatoria che regoli quindi le priorità.
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