E’ sempre difficile parlare di pensione di reversibilità, ovvero di concessione, per diritto di successione, di una parte di quello che era lo stipendio o la pensione del coniuge deceduto a colui o colei che è sopravvissuto.
In tempi così difficili, però, in cui la crisi economica incombe, ci mettiamo nei panni di un soggetto potenzialmente fragile, che va tutelato, come una donna, magari casalinga, con figli minori a carico, che deve subire il dramma della perdita del marito e deve in qualche modo andare avanti.
Si tratta un’indennità mensile corrispondente a una percentuale della pensione che il defunto avrebbe percepito, ed è normalmente corrisposta ai parenti più prossimi.
Tuttavia, la contestuale presenza di più parenti superstiti dopo la morte del coniuge potrebbe costituire una complessa questione da valutare.
Naturale che a privilegiare in modo diretto di parte di quello che era lo stipendio o la pensione è il parente più stretto, quindi la moglie rimasta sola.
La Corte di Cassazione italiana ha stabilito che in presenza di coniugi divorziati e superstiti, il regime pensionistico ai superstiti è determinato in base alla durata dei loro rapporti coniugali.
Oltre alla durata del rapporto esistono altri criteri quali la finalità del beneficio, l’importo della pensione e le condizioni economiche di entrambi i coniugi.
Con l’ordinanza n. 8263/2020, la Corte di Cassazione italiana ha affermato il principio precedente applicando l’art. 9 comma 3 della Legge n. 898/1970.
In particolare, la Corte ha valutato la pensione del coniuge divorziato in base alla durata del rapporto coniugale alla luce della data della sentenza di divorzio.
Qualora in tale periodo vi siano più soggetti in possesso dei requisiti, il beneficio pensionistico è addirittura ripartito tra tali soggetti.
Questo principio è stato confermato anche da diverse sentenze che confermano come la pensione di reversibilità non possa essere determinata basandosi solo su parametri matematici.
Vediamo ora di capire da vicino come “funziona la legge” se il coniuge, uomo o donna, possiede già un reddito autonomo. In che modo si comporta l’Inps in questo caso?
Secondo le ultime sentenze, la pensione non può essere tagliata di un importo superiore all’ammontare complessivo dei redditi aggiuntivi.
Ridurre la pensione oltre la misura dei redditi conseguiti, si tradurrebbe in un danno per il superstite.
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