Si discute da tanto tempo di riforma definitiva e globale del sistema pensionistico italiano. Prima il Covid, per due anni, poi la nuova emergenza economica legata ai rincari energetici e all’inflazione, hanno rallentato “la macchina”.
Le spese del Governo Draghi hanno dovuto affrontare come prioritĂ assoluta la salvaguardia della collettivitĂ .
Con le famiglie e le imprese letteralmente allo sbando, l’esecutivo non ha potuto fare altro che concentrare le proprie forze su progetti come l’Assegno Unico Universale o la lotta ai rincari di benzina, luce e gas.
Senza dimenticare che l’inflazione ha finito con le spezzare le gambe alle residue forze di ripresa del sistema.Â
In una situazione dove il budget a disposizione, con un debito pubblico altissimo, è già ampiamente bello che consumato dalle esigenze delle famiglie e delle aziende, è difficile immaginare di investire altro denaro per favorire “temi caldi” come pensioni anticipate o addirittura l’aumento delle stesse, legato inevitabilmente al mutare del costo della vita.
Il sistema pensionistico italiano è disciplinato dalla costituzione, dalla legislazione governativa e parlamentare e dai regolamenti amministrativi.
Il valore dei contributi è calcolato come percentuale della retribuzione del dipendente. In media, i datori di lavoro devono attualmente versare contributi obbligatori pari a circa il 33% della retribuzione lorda dei propri dipendenti e il contributo a carico dei dipendenti è pari al 9,19% della retribuzione lorda.
I contributi versati sia dai dipendenti che dai datori di lavoro non sono tassati direttamente.Â
La pensione statale si basa sul versamento dei contributi obbligatori all’INPS sia da parte dei datori di lavoro che dei dipendenti. In Italia esistono diverse tipologie di pensioni, erogate direttamente dall’INPS.
Parliamo di pensione di vecchiaia, di pensione di anzianitĂ , di pensione anticipata.
L’importo mensile della pensione statale in Italia non è fisso. Esistono diversi sistemi di calcolo della pensione, che dipendono dai requisiti contributivi per i dipendenti.
L’Inps avverte sui rischi che il Governo sta correndo. Altro che riforma epocale: l’Inps mette in allarme l’esecutivo Draghi.
La spesa per le pensioni ha raggiunto la cifra di 312 miliardi di euro nel 2021. Si tratta del 17% del Pil con una previsione di salita fino al 18,7% entro il 2035 quando andrĂ a regime il sistema di calcolo contributivo.
Cosa significa tutto questo? In parole povere, al moment,o immaginare una riforma pensionistica radicale con aumenti per tutti è pura utopia per l’Italia.
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