Nessuno, o almeno ben pochi, si aspettavano una nuova pesantissima crisi economica, ben peggiore di quella direttamente collegata alla pandemia e legata al forzato lockdown.
Prima è toccato a ristoranti e negozi, costretti a chiudere a causa di una emergenza sanitaria che ha impedito, di fatto, qualsiasi attività al pubblico, con la nefasta conseguenza di incassi economici pari a zero.
Poi è arrivata, improvvisa, come una tempesta perfetta, nella quale ci siamo ritrovati alla deriva, come vittime malcapitate, una inflazione che non si registrava, così forte, da almeno 20 anni.
Senza dimenticare che nel frattempo ci pensavano i rincari energetici, aizzati come benzina sul fuoco dal conflitto russo-ucraino, a minare le nostre già residue speranze di ripresa.
Famiglie e imprese allo sbando è la parola esatta. Per tutti, nessuno escluso, l’aumento esponenziale del costo della vita, a partire dai generi alimentari, ha trasformato la nostra esistenza e continuerà a trasformarla.
Ma ecco anche l’esercito dei nuovi poveri, in una Italia che dal 2020 a oggi è passata da cinque a sette milioni (dati Istat) di persone che vivono sulla soglia dell’indigenza.
Li vedi fare la fila alla Caritas e nelle chiese dei loro paesi. Sono i padri di famiglia del 2022, sono i nuovi poveri.
Quelli che prima conducevano quanto meno una esistenza dignitosa.
Carrello della spesa sempre più vuoto a causa dell’inflazione? Una amara verità, anche perché di fatto gli stipendi medi sono rimasti gli stessi, così come le pensioni.
Prendete gli infermieri, la categoria che più di tutte ha pagato lo scotto della pandemia, a livello di contagi e di decessi.
Ebbene sono inseriti di diritto tra i nuovi poveri, se pensiamo ad uno stipendio medio di poco più di 1400 euro mensili.
Puoi permetterti di mettere la benzina tutti i giorni nell’auto, con quello che costa, con 1400 euro al mese?
Puoi permetterti un affitto di 600 euro e le bollette di casa? E cosa ti resta con 1400 euro?
Nei prossimi 12 mesi il 96% degli italiani rivedrà le proprie priorità di spesa, in particolare per quanto concerne l’alimentazione.
Questo accade nella consapevolezza che a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti di primo consumo, dovranno spendere di più e di fatto pochi, pochissimi, sono nella possibilità di farlo.
Lo rivelano i dati aggiornati di NielsenIQ sui nuovi comportamenti e metodi di acquisto delle famiglie italiane in risposta alla crisi e all’inflazione in atto. Una crisi che non lascia scampo.