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Pensioni, con la crisi adesso sono a rischio gli aumenti sull’assegno: la situazione

Published by
Roberto Caccamo

Per il 2023 sono previsti grandi aumenti per quanto riguarda le pensioni. Ma riusciranno a resistere l terremoto politico di questi giorni?

Come ogni anno, anche l’anno prossimo le pensioni dovranno subire delle modifiche in relazione al tasso di inflazione, il quale sta toccando cifre davvero preoccupanti.

Fonte Adobe Stock

Che ci sia ancora il governo Draghi o che cada domani, la crescita del tasso d’inflazione prevista per l’anno prossimo porterà ad un conseguente aumento degli importi delle pensioni.

Questo aumento che riguarderà ben 16 milioni di assegni pensionistici non può che essere un’inevitabile conseguenza dell’amento dell’inflazione che costerà alle casse italiane ben 23 miliardi di dollari.

Pensioni, l’inflazione farà crescere gli assegni nel 2023

La manovra di bilancio che si profila essere inevitabile per il prossimo anno preoccupa grandemente le attuali forze politiche al governo che devono trovare una soluzione all’inflazione sempre più galoppante che sta diminuendo fortemente il potere d’acquisto degli italiani.

La riforma delle pensioni tanto paventata nel corso di questi anni sta per subire una netta modifica. La riduzione degli importi sugli assegni pensionistici voluta da alcuni esponenti della Lega e dai sindacati potrebbe ricevere un’inversione di marcia. La rivalutazione delle pensioni è un aspetto che il governo non può più rimandare e l’aumento previsto del 7% delle pensioni non può che avere delle ripercussioni su altre prestazioni previdenziali. Il rischio però è che il denaro non basterà per tutti. In questo modo i sindacati avanzano le ipotesi di contributo di solidarietà per i pensionati d’oro e d’argento e, soprattutto, limitare la rivalutazione delle rendite sopra un certo importo per ridistribuire le risorse ai redditi più bassi.

La perequazione automatica, cioè la rivalutazione delle pensioni in base al tasso di inflazione, non avverrà allo stesso modo per tutte le categorie di pensionati. Coloro che rientrano nella categoria a reddito alto non riceveranno aumenti sostanziali e quindi non peseranno troppo sulla spesa statale totale.

Ad ogni modo i tecnici di governo stanno studiando tutte le soluzioni per attenuare l’impatto dei costi, arrivando a due conclusioni. La prima è quella di concedere gli aumenti in maniera graduale nel corso di tutto l’anno, con immissioni di denaro ogni 3/4 mesi in modo da non gravare troppo sulle casse del tesoro nei primi mesi del 2023. Il secondo metodo sarebbe quello di ridurre gli aumenti sulla pensione per tutti coloro che percepiscono più di 2.500 euro al mese, cambiando quindi il meccanismo di perequazione che attualmente vige sulle pensioni.

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Roberto Caccamo

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