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Bonus 200 euro: adesso la misura rischia di scomparire, la scelta del governo

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Alfredo Iannaccone
Tutti gli italiani adesso si chiedono che ne sarà delle Riforme che erano in atto.
Soprattutto che fine farà il bonus di 200 euro, che nelle previsioni di Draghi, se fosse rimasto al potere, doveva essere rinnovato per un lungo periodo.
Come può un Governo in piena crisi, anzi sarebbe meglio dire un Paese di fatto senza un Governo, oggi questa è la situazione che stiamo vivendo, almeno fino al prossimo autunno, garantire in questo momento una decisione così importante?
Fonte Adobe Stock
Inutile girarci intorno, siamo a un bivio. O la reiterazione del bonus di 200 euro o un intervento sull’Iva.
È questo il dilemma di fronte a cui si trova il governo. Il ministero dell’Economia sta lavorando proprio in queste ore per valutare le due misure e decidere.

Mercoledì scorso, il primo ministro italiano Mario Draghi, nel tentativo di ottenere un voto di fiducia al Senato, ne è praticamente uscito con le ossa rotte. Dopo la prima debacle alla Camera, è stata la fine del suo mandato.

Nonostante i suoi appelli all’unità, i legislatori di tre partiti hanno boicottato il voto: il potente movimento 5 stelle, che è il più grande partito nella coalizione di governo del paese; il centrodestra Forza Italia e la Lega di estrema destra.

Draghi poteva decidere di continuare a guidare un governo fratturato sull’orlo del collasso o di dimettersi.

Ha optato naturalmente per la seconda ipotesi, venendo a mancare qualunque base per continuare.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha affermato in un tweet che gli eventi hanno rappresentato “una pagina nera per l’Italia”.
E l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta ha criticato l’esito del voto, definendolo una “follia”.
“In questo giorno di follia, il Parlamento decide di andare contro l’Italia”, ha scritto su Twitter.
Mercoledì scorso, Draghi aveva chiesto ai legislatori di sostenere il governo di coalizione nel tentativo di evitare di indire elezioni anticipate. Tutto è andato miseramente fallito.
“Serve un nuovo patto di fiducia, sincero e concreto, come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il Paese”, ha affermato.
“Se vogliamo ancora stare insieme, l’unico modo è ricostruire questo patto (di unità nazionale) con coraggio, altruismo, credibilità”, aveva aggiunto l’ex capo della Banca centrale europea.
Un altro ex premier, Matteo Renzi, ha alla fine ringraziato Draghi per l’impegno profuso dopo il voto.
“Come ho detto al Senato da domani niente sarà più come prima”, ha scritto. “Orgoglioso di averlo voluto contro tutto e tutti. Orgoglioso di averlo sostenuto anche oggi”.
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Alfredo Iannaccone

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