Cartelle esattoriali, i “vizi” di legge che aiutano ad evitare il pagamento

Le cartelle esattoriali sono tra i principali incubi per gli italiani. Conoscere tempi e modalità di prescrizione può essere di notevole aiuto per sbrigare queste “noiose” faccende

Un ruolo fondamentale lo giocano anche alcuni cavilli burocratici che consentono di poter evitare o comunque attutire l’indigesto pagamento.

cartelle esattoriali
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Tra crisi dovuta alla pandemia e rincari figli dell’atroce guerra in Ucraina, non è affatto un bel periodo per gli italiani, che in diversi casi purtroppo fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Se a tutto ciò si aggiunge anche la spada di Damocle delle cartelle esattoriali il quadro diventa ancor più complicato. L’incubo di doversi ritrovare sul groppone qualche mancato pagamento di imposte e tasse non è poi così utopistico. Ragion per cui è sempre bene tenere la situazione sotto controllo.

Cartelle esattoriali: tempi di prescrizione e “vizi” di legge che aiutano ad evitare il pagamento

Fino a qualche tempo fa in virtù della situazione venutasi a creare per via del covid, le cartelle erano state un attimino accantonate. Adesso che sono tornate in auge bisogna verificare il tutto, onde evitare di trascinarsi troppo i debiti con il Fisco.

Le cartelle sono a tutti gli effetti dei titoli esecutivi. Per questo in seguito alla notifica e al mancato pagamento si può procedere con il pignoramento dei beni del debitore senza dover ricorrere a nessun grado di giudizio.

Tuttavia esistono delle ancore di salvezza, tra cui la prescrizione. Tutto però dipende della natura del debito. A tal proposito, ecco quali sono i tempi previsti:

  • 10 anni di prescrizione per cartelle Irpef, Iva, Ires, Irap, imposta di bollo, di registro, ipotecaria, contributi per camera di commercio, 
  • 5 anni per multe stradali, sanzioni amministrative, contributi previdenziali, Inps, contributi assistenziali Inail, Imu, Tasi e Tari, 
  • 3 anni per il bollo auto.

L’altra grande “opportunità” è quella di non pagare affatto il tributo previsto. In questo caso bisogna appellarsi ai “vizi” previsti dalla legge. Ad esempio la tipologia di tassa da pagare, l’importo del tributo che il contribuente deve pagare, specifica dell’anno per cui il contribuente non ha versato il tributo in questione, oneri di interessi e di riscossione o indicazione dell’ente impositore. 

Se non scattano le sopracitate incongruenze l’unica strada percorribile è quella di pagare la cartella. Solo in questo modo si possono scongiurare spiacevoli conseguenze.

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