Nel 2019 l’adozione del Reddito di Cittadinanza, fortemente voluto dai Cinque Stelle, ha allineato l’Italia agli altri paesi europei, introducendo di fatto un reddito minimo contro la povertà crescente.
La via italiana per combattere la crescente indigenza aveva già avuto una sorta di precedente, nel 2008.
Accadde quando il Governo Berlusconi aveva introdotto la “Carta Acquisti”. Si trattava di una carta di debito con 40 euro al mese, rivolta principalmente ai pensionati, per facilitare l’acquisizione di beni primari. La misura politica
E’ stata poi ereditata dal governo Monti, che nel 2013 ha lanciato la “Nuova Carta Acquisti”, destinata a famiglie a basso reddito con minori (almeno uno a carico).
La polizza richiedeva, da parte dei beneficiari, di sottoscrivere un “Percorso di Inclusione Sociale”. Quest’ultimo percorso è stato principalmente gestito da servizi comunali locali.
Questa misura politica è stata inizialmente sperimentata per un periodo di 12 mesi. Il progetto pilota è iniziato nel lontano 2013 e ha raggiunto meno del 10 per cento delle famiglie ammissibili.
I criteri di ammissibilità erano eccezionalmente rigorosi. Tra l’altro, le famiglie con un minore dovevano detenere già a quel tempo un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Si tratta di un test di reddito che consente la valutazione della situazione economica delle famiglie.
Inoltre, i membri della famiglia in età lavorativa dovevano dimostrare di aver smesso di lavorare almeno 36 mesi prima della domanda per ricevere il bonifico in contanti.
Non si tratta, lo abbiamo detto più volte, di un vero e proprio reddito di sostegno alla povertà. Questo accade dal momento che non è continuativo ma scade dopo 18 mesi e ti obbliga comunque ad un mese di stop forzato, prima del suo eventuale rinnovo.
Quando, nel caso di un giovane in idonee condizioni di lavorare, pervengono proposte di impiego, dal momento che chi usufruisce del Reddito di Cittadinanza ha obbligo di accettare reinserimento lavorativo, non ti puoi permettere di rifiutarle.
Ma intanto l’Inps comunica novità riguardo ai figli disoccupati. Si tratta di coloro che non possono prendere una residenza differente da quella dei genitori proprio a causa del disagio socio-economico.
Sono così costretti a stare all’interno dell’abitazione di famiglia, possono dunque richiedere il reddito di cittadinanza, purchè vengano rispettati i limiti reddituali.
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