La crisi di Governo in atto, quella economica che non ci dà pace: potrebbero essere i presupposti per interrompere l’azione dell’Agenzia delle Entrate, almeno temporaneamente, in merito ai serrati controlli fiscali a 360 gradi.
Invece non è affatto così: la battaglia contro l’illegalità conosce nuove tappe e nuovi capitoli e sposa addirittura moderni sistemi digitali per dichiarare guerra agli evasori.
Tutto questo in attesa, speriamo presto, di un Governo stabile che garantisca quel concreto piano di riforme che ora, gioco forza, conoscerà uno stop improvviso a causa dell’addio dell’ormai ex Premier, Mario Draghi.
L’Agenzia delle Entrate si muove in autonomia, e in particolare aumenta i suoi controlli sulle società che detengono capitali in banche estere. Vuole insomma vederci chiaro.
In data 27 dicembre scorso, l’Agenzia delle Entrate ha emesso due atti incentrati sulla disciplina delle società estere controllate (CFC).
Il primo documento è il “Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate”, che stabilisce nuove regole che stabiliscono una modalità semplificata per determinare il livello effettivo di tassazione da confrontare con il livello di tassazione “virtuale” italiano previsto dalla normativa CFC.
Ovvero si tratta della metodologia per verificare se l’aliquota fiscale effettiva applicabile agli utili esteri è inferiore al 50% di quello che sarebbe stato il livello di tassazione in Italia.
Il secondo documento è la tanto attesa circolare n. 18/E, che è un documento ampio e complesso, di oltre 150 pagine.
Tra i principali argomenti, la circolare fornisce chiarimenti sui requisiti soggettivi e oggettivi per l’applicazione del regime CFC, la procedura per confrontare il livello della tassazione estera effettiva con la tassazione “virtuale” italiana.
Secondo la normativa CFC, gli utili esteri delle società residenti in Italia possono diventare soggetti a tassazione in Italia attraverso un meccanismo di trasparenza quando tali utili sono generati da CFC che soddisfano due condizioni.
In primo luogo, il CFC si trova in un paese in cui l’aliquota fiscale effettiva è inferiore al 50% della tassazione virtuale che sarebbe stata applicata in Italia. In secondo luogo, almeno un terzo dei ricavi totali della CFC è costituito da determinate categorie di reddito (reddito passivo), senza svolgere un’attività economica effettiva.
Ma non è finita qui. Con la circolare 21/E del 20 giugno 2022, l’Agenzia delle Entrate in merito alla prevenzione e al contrasto dell’evasione fiscale ha fornito nuovi indirizzi operativi e linee guida per il 2022. L’Amministrazione finanziaria, nello specifico, userà “Vera” (acronimo che sta per “verifica rapporti finanziari”), un software applicativo che effettuerà analisi del rischio di evasione.