Quale etichette dobbiamo guardare con attenzione per essere sicuri di comprare delle uova biologiche al supermercato? Scopriamolo insieme.
Negli ultimi anni sta diventando sempre più complicato riuscire a orientarci tra le varie classificazioni a cui sono soggette le uova commerciali.
Etichette che naturalmente, è bene precisare, sono un segnale importantissimo di come la nostra legislazione cerchi di promuovere degli allevamenti di qualità, sia dal punto di vista della salute per gli esseri umani, ma anche per quanto riguarda le condizioni con cui vengono trattati gli animali.
Di qui la celebre distinzione che informa il consumatore, nel caso in cui legge l’etichetta “uova allevate in gabbia” di essere a conoscenza del fatto che quel prodotto proviene da un allevamento iper intensivo in cui le galline vengono ammassate uno a fianco all’altra in spazi molto angusti.
Per questo, l’unica vera scelta di consapevolezza e sostenibilità che può fare un consumatore sul tema, è quella di provare sempre ad acquistare uova di categoria 0. Con questa dizione si intendono delle uova che arrivano da allevamenti biologici, in cui le galline sono libere di poter pascolare all’aria aperta e vengono nutrite esclusivamente con delle mangime selezionato di origine biologica.
Naturalmente, questo accade nella teoria, in quanto nella realtà non capita purtroppo di rado di scoprire che anche negli allevamenti biologici in realtà, certe pratiche non hanno mai avuto fine.
E inoltre, nelle ultime settimane è arrivata una bellissima notizia proprio per chi ha cura gli allevamenti biologici e il rispetto degli animali. La Camera italiana infatti, ha approvato una nuova legge che sancisce lo stop alla strage dei pulcini maschi. Una proposta che nel nostro paese era stata fortemente sponsorizzata dall’associazione Animal Equality, un ente internazionale che si occupa di proteggere i diritti degli animali a scopo di macello.
Forse non tutti lo sanno, ma nella produzione delle uova, la grande industria ha sempre considerato inutili ai fini della vendita i pulcini maschi, finendo per eliminarli ogni qualvolta questi nascevano. Una strage orrenda e ingiustificabile, che però era permessa dalla legge. Adesso non più, in quanto finalmente anche nel nostro paese è stato posto il divieto.
Come ha avuto modo di spiegare Alice Trombetta, direttrice esecutiva della sezione italiana di Animal Equality, erano ormai due anni che la sua associazione portava avanti un’opera di sensibilizzazione in tal senso, di cui adesso si iniziano a vedere i frutti.
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