Il reddito di cittadinanza ha rappresentato l’emblema dell’ambiziosa politica di punta del Movimento Cinque Stelle (M5S), su cui il partito – all’epoca al governo con la Lega di estrema destra – contava per alleviare la povertà.
L’obiettivo era anche quello di aumentare la spesa dei consumatori e stimolare la crescita economica.
Gli aventi diritto dovevano dimostrare che il loro reddito familiare è inferiore alla soglia di povertà di € 780 (£ 640) al mese. L’importo che può essere richiesto va da un massimo di 780 euro per i single e 1.300 euro per una famiglia con due figli.
L’iniziativa è costata al governo italiano 7,1 miliardi di euro nel suo primo anno.
Una spesa che ha contribuito a scontrarsi con la Commissione europea sul bilancio dell’Italia per il 2019 e ha quasi portato alla sanzione del Paese.
Ma con 7 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà che avrebbero dovuto da subito fare domanda per il regime, è stato lodato come “rivoluzionario” dall’ex leader del M5S ed ex ministro del lavoro, Luigi Di Maio .
“Ci ho lavorato così tanto”, aveva detto. “Oggi manteniamo una promessa. Lo Stato si sta finalmente occupando delle persone invisibili, di coloro che sono stati ai margini di questo Paese e del dibattito politico”.
I richiedenti potevano ricevere da subito il denaro su speciali carte di debito prepagate da metà aprile di quell’anno.
Ma veniva da subito fornito con restrizioni su come potevano spendere i soldi.
Inizialmente, potevano utilizzare le carte solo per la spesa o per acquistare farmaci. Se è rimasto del denaro sulla carta entro la fine del mese, veniva addebitato anziché riportato al mese successivo.
I beneficiari, come noto, dal 2019 devono anche iscriversi a una formazione professionale e perderanno il vantaggio se rifiutano più di tre offerte di lavoro.
Di Maio aveva consigliato da subito ai potenziali beneficiari che era meglio accettare il primo lavoro che gli veniva offerto. Altrimenti rischiavano di essere costretti ad accettare un lavoro ovunque in Italia.
In tal senso, in merito alle offerte di lavoro per i detentori di Rdc, con la conversione in legge del decreto aiuti, è stata approvata anche una norma che riguarda il reddito di cittadinanza. Norma che è già stata ribattezzata come la “spazza divani”.
La norma spazza divani (così è stata ribattezzata da alcuni esponenti del centro destra, tra i promotori di questo provvedimento), permetterà ai privati di proporre ai percettori di reddito di cittadinanza la propria offerta di lavoro.