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Smart Working, ecco le nuove normative per l’Italia

Published by
Roberto Caccamo

Dopo la pandemia di coronavirus lo smart working è diventato quasi la normalità ma vediamo bene come sarà regolato quest’anno.

La “misura emergenziale” dello smart working introdotta durante la pandemia di coronavirus è diventata ben presto il nuovo modo di intendere il lavoro.

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Milioni di persone si sono trovate improvvisamente a lavorare da casa e oltre 5 milioni di aziende stanno applicando il cosiddetto “modello misto” che prevede di andare in ufficio solo 2-3 giorni a settimana.

Smart Working, il futuro del lavoro è da casa

Durante la pandemia di coronavirus iniziata nel 2020 è stato introdotto un po’ in tutto il mondo il concetto di smart working. Questo nuovo modo di intendere il lavoro ha fatto si che milioni di italiani si sono trovati a lavorare da casa, quasi indipendentemente da lavoro svolto.

La Legge 22 maggio 2017, n.81 è quella norma che disciplina lo smart working sia nel settore pubblico che in quello privato. Il problema di questa normativa è che presenta numerosi “buchi” legislativi. La norma dovrebbe regolamentare anche il funzionamento specifico dello smart working sia per il pubblico che per il privato, a seguito degli accordi nazionali firmati.

È stato il Decreto Cura Italia del 17 marzo 2020 a inserire come modalità di lavoro obbligatoria l’utilizzo dello smart working in tutti i lavori in cui era possibile. Inizialmente e fino al 31 luglio, lo smart working nel settore privato era stato reso obbligatorio e prorogato più volte, mentre nel corso di quest’anno è passato dall’essere obbligatorio all’essere “facilitato”. La misura emergenziale è stata prorogata tante volte, in ultima stanza dal Decreto Riaperture che ne ha posto come tempo limite il 31 agosto 2022.

La Legge 22 maggio 2017, n.81 che regolamenta lo smart working nel settore privato prevede che ci sia un accordo scritto tra il dipendente e il datore di lavoro nel quale vengono chiariti i termini di durata, le condizioni di recesso, gli strumenti utilizzati e tanto altro. Onde evitare un eccessivo numero di accordi da stipulare per l’azienda è stata introdotta una procedura semplificata con proroga fino al 31 agosto di quest’anno. In questo modo l’azienda dovrà fornire solo un template al cui interno sarà scritto l’elenco dei lavoratori coinvolti nella procedura. Infine, il template verrà inviato al Ministero tramite il portale governativo lavoro.gov.it.

Il protocollo nazionale dello Smart Working nel settore privato è stato firmato lo scorso 7 dicembre 2021 e al suo interno sono dettagliati tutti gli accordi presi tra datori di lavoro e dipendenti. Il regolamento prevede che lo smart working avvenga su base volontaria e che un eventuale rifiuto da parte del dipendente non può essere causa di licenziamento.

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Roberto Caccamo

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