La crisi politica, inaspettata e violenta, come il peggiore dei cicloni, ha travolto tutto quello che ha trovato davanti a sé, facendo man bassa delle già deboli forze di quei cittadini ampiamente debilitati dalle nefaste condizioni economiche.
I rincari energetici e l’inflazione record necessitavano di una coalizione di Governo solida ed efficiente per reggere nel migliore dei modi all’urto delle onde anomale, in arrivo una dopo l’altra.
Gli italiani, così, famiglie e imprese, quelli che non sono affogati nella tempesta, si sono ritrovati nudi e inermi sulla riva, in attesa di essere salvati da chissà chi.
Il premier italiano Mario Draghi aveva annunciato giovedì scorso, come previsto, un pacchetto di aiuti del valore stimato di 17 miliardi di euro (17,3 miliardi di dollari Usa) per combattere l’aumento dell’inflazione e la siccità.
In qualità di capo di un governo mestamente provvisorio, Draghi ha annunciato che il Consiglio dei ministri aveva appena approvato l’ultimo pacchetto di aiuti durante la sua prima conferenza stampa dopo le sue dimissioni ufficiali da primo ministro il 21 luglio scorso.
L’ex numero della Bce, a sorpresa, ha accettato di rimanere come capo del governo con un ruolo provvisorio fino a quando non sarà possibile formare un nuovo governo dopo le nuove elezioni generali previste per il 25 settembre.
Quindi, insieme, le due misure ammontano a oltre il 2 per cento del prodotto interno lordo italiano, ha affermato il primo ministro.
Draghi ha affermato che il decreto era di “proporzioni straordinarie” e il suo obiettivo era “dare al prossimo governo il raggiungimento con successo di tutti gli obiettivi” relativi agli oltre 200 miliardi di euro dell’Unione europea in prestiti e sovvenzioni legati alla pandemia di coronavirus.
Secondo Draghi, tra le misure finanziate dal nuovo pacchetto ci saranno “l’estensione della fatturazione e altre misure relative al costo del carburante, una rivalutazione delle pensioni e il taglio delle tasse” oltre a quelle finanziate dal primo round di aiuti di quest’anno.
In particolare, la prima versione del decreto aiuti prevedeva il pagamento del bonus 200 euro soltanto ai lavoratori dipendenti che hanno beneficiato dell’esonero contributivo pari allo 0,8% previsto dalla Legge di Bilancio 2022.
Con il decreto Aiuti bis, il bonus 200 euro viene esteso anche ai lavoratori che, pur avendo una retribuzione mensile inferiore a 2.692 euro, non ha goduto dello sgravio contributivo dello 0,8%.
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