Il governo di Mario Draghi, dimissionario ma ancora in carica per gli affari correnti, ha aumentato il minimo impignorabile per le pensioni portandolo a 1000 euro. Sono quasi 300 euro in più che in passato.
Il minimo impignorabile è aumentato e ha raggiunto i 1000 euro per le pensioni.
Su iniziativa del governo Draghi è stato ricalcolato il minimo vitale, la soglia considerata fondamentale per il sostentamento dei pensionati. Questa soglia, alzata a 1000 euro, è impignorabile. L’adeguamento è dovuto all’inflazione e all’aumento dei prezzi di questi ultimi mesi legati soprattutto alla crisi energetica che ha colpito l’Europa e il mondo intero.
Cos’è il minimo vitale
I pignoramenti possono essere un momento drammatico nella vita di chi li subisce. Siano essi eseguiti a causa di un persisto non restituito o di un mutuo non pagato, o di un debito con la pubblica amministrazione, rischiano di compromettere la dignità di una persona. Per questa ragione lo Stato prevede che esista un minimo vitale. Si tratta di una quantità di denaro derivante da stipendio o pensione che, anche in caso di debiti non pagati, non possa mai essere pignorato.
In questo modo si garantisce al debitore la possibilità di continuare a vivere con dignità anche in caso di situazione creditizia precaria. Questo minimo in passato era fissato a 702 euro, cifra che però oggi non risulta più adeguata. L’inflazione legata all’aumento della domanda post covid, alla paralisi del commercio internazionale e all’aumento dei prezzi dell’energia deciso dalla Russia ha messo in ginocchio molte famiglie e ha cambiato radicalmente il costo della vita.
Così 702 euro non possono più essere considerati sufficienti per una vita dignitosa. La vecchia cifra teneva infatti conto di un’inflazione nulla da ormai più di dieci anni, che aveva bloccato i prezzi e conservato il potere di acquisto degli italiani, sia pensionati che lavoratori.
Pensioni, il nuovo minimo impignorabile
Per risolvere questo problema il governo Draghi ha quindi deciso di alzare il minimo vitale, fino ad arrivare a 1000 euro. Lo ha deciso nel contesto del Decreto Aiuti Bis, che prevede altre misure per aiutare gli italiani messi in difficoltà dal caro vita e dagli strascichi della pandemia. Più precisamente, come scritto nella legge il nuovo minimo vitale è fissato al doppio dell’assegno sociale, con un minimo di 1000 euro.
Il recupero dei crediti nei confronti di coloro che devono soldi a privati e allo stato continuerà in tutti gli altri modi. Verranno comunque pignorati eventuali contanti, gioielli e via via scalando dagli oggetti più facilmente liquidabili. Ma per quanto riguarda invece l’assegno mensile, sia esso una pensione o un assegno sociale, il recupero dei crediti sarà eseguito solo sulle somme eccedenti i 1000 euro fissati dalla legge.
Di conseguenza, se un debitore percepisce una somma più bassa dei 1000 euro stabiliti dal Decreto Aiuti Bis, lo stato o i creditori non gli pignoreranno alcuna parte dell’assegno mensile. Attenzione, questo non significa essere esenti da pignoramenti. Questi continueranno sui beni mobili ed immobili del debitore. A non essere mai toccati saranno gli assegni mensili previdenziali inferiori ai 1000 euro stabiliti dalla legge.