La guerra in Ucraina non si ferma e adesso nel nostra paese arriva un inquietante monito. Vediamo cosa sta succedendo.
Sono passati ormai sei mesi da quando Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, dando inizio a un pericoloso e sanguinoso conflitto nel cuore dell’Europa, che per molti analisti rappresenta la premessa perfetta per la terza guerra mondiale.
E d’altronde basta solo sfogliare i giornali degli ultimi mesi, per capire come nessuno parli più apertamente di accordo di pace tra le parti. Il conflitto insomma si è prolungato raggiungendo forse un punto di non ritorno, anche per la ritrosia degli Stati Uniti ad avviare un vero dialogo con Mosca.
Un errore pensare che Mosca non abbia subito conseguenze dalla guerra del gas
Si legge poi spesso ultimamente di quanto la Russia sia adesso in difficoltà sul piano militare nel territorio ucraino, ma la verità è che sembra quasi impossibile che Kiev possa davvero vincere questa guerra. La sensazione è che invece l’Ucraina sia diventato un terreno di scontro geopolitico che nessuno riuscirà realmente a conquistare per intero. E dunque è probabile che questa guerra nel cuore del vecchio continente, continuerà per anni.
In ogni caso, è un errore pensare che la situazione per Mosca sia più facile dal punto di vista economico, rispetto ad altre nazioni occidentali. Sicuramente vista la dipendenza dal gas russo di tante nazioni europee, non è sbagliato dire che Putin tiene il coltello dalla parte del manico.
Se la Russia non sostituisce i clienti europei entro cinque anni … cosa pensano gli analisti
Allo stesso tempo però, pur avendo un’arma di ricatto così importante, le conseguenze economiche di questa guerra del gas iniziano a farsi sentire anche per il Cremlino. Già soltanto l’accoppiata che si è creata a Mosca tra i mancati introiti sul gas e le sanzioni inflitte dall’Occidente, stanno duramente mettendo alla prova l’economia russa. In germania poi si sta sostenendo una tesi molto interessanti, ribadita in questi giorni anche dal cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Alcuni analisti stimano infatti che se la Russia non riuscisse a stringere accordi che le permettono di sostituire sul gas i clienti europei entro cinque anni, i danni all’economia sarebbero incalcolabili e non basterebbe in alcun modo i recenti accordi stretti con Cina e India, che si propongono solo in parte di diventare i nuovi acquirenti e sostituire quelli europei sul gas. Non un particolare da poco: non bisogna infatti dimenticare che importanza rivesta la vendita di gas e petrolio per il mercato russo. E questo porta tantissimi analisti a sostenere che a differenza di quanto pensino in molti, Putin è in enorme difficoltà in questo momento, e non sta vincendo la guerra.
Dalle pagine della Stampa, il giornalista Domenico Quirico lancia l’allarme
Una situazione incandescente che ogni giorno che passa preoccupa sempre di più, come ha sottolineato dalla pagine della stampa il giornalista di esteri Domenico Quirico: “Il pericolo non è mai stato così grande. Questa non è una guerra tradizionale, è una guerra tra potenze atomiche. Fino ad alcuni giorni fa le condizioni della vittoria per Putin ancora esistevano, anche se le sue truppe non avanzavano più neppure al rallentatore e i bombardamenti sulle città ucraine sembravano una scalcinata confessione di impotente vendetta che una strategia militare. Ma fino a allora a Putin poteva bastare questa condizione di stallo, un piccolo capitale di territori occupati a caro prezzo per affermare che la Russia aveva resistito all’attacco non degli ucraini ma dei quaranta Paesi più ricchi del mondo, aveva respinto “l’imperialismo’”.
Il giornalista si dichiara convinto che mai come in questo momento storico, la possibilità di ritrovarsi di fronte a un nuovo conflitto nucleare è più che mai concreta: “l’Atomica e l’Apocalisse, diventa di colpo arma, un’arma come le altre, l’unico modo per rovesciare tutto e sfuggire al vergognoso destino di vinto. Che cosa è una possibilità anche se mostruosa che non si incarna? Niente. E i vivi riservano sempre sorprese. Con i morti si sta tranquilli”.