In Australia è stata fatta una scoperta destinata a cambiare il mondo della paleontologia. Trovato il cuore più antico al mondo. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
In Australia Occidentale, alcuni paleontologi hanno fatto una scoperta che potrebbe cambiare la storia dell’umanità per come la conosciamo.
È stato infatti ritrovato un fossile antichissimo e ciò che ha sorpreso i ricercatori sono innanzitutto le sue condizioni, la sua integrità: sembra infatti che si tratti di un placoderma predatore e che i suoi organi interni siano riusciti in qualche modo a preservarsi, nonostante parliamo di una fossile che ha milioni di anni di vita.
Una scoperta incredibile, ecco perchè si tratta di “una prima volta” per la scienza
Anzi, per entrare nello specifico, stiamo parlando di resti che secondo le analisi condotte, dovrebbero risalire a circa 380 milioni di anni, in un periodo conosciuta dalla storiografia come Devoniano. Grazie alla moderna tecnologia, i ricercatori dopo il ritrovamento hanno scansionato il fossile servendosi di un fascio di neutroni e raggi x, una procedura che ha permesso di poter osservare al meglio i suoi tessuti molli.
E si è riusciti anche a individuare e studiare il cuore e questa è la vera notizia. È la prima volta infatti che riusciamo a ritrovare degli organi così datati, al punto che possiamo tranquillamente parlare del cuore più antico del mondo. Mentre le ossa tendono sempre ad essere ritrovate, in quanto durano per milioni di anni, ritrovare dei tessuti molli di un predatore così antico è invece molto più raro.
I ricercatori hanno subito scansionato il fossile con le moderne tecnologie: cosa hanno scoperto
Tra le particolarità anatomiche riscontrate dai paleontologi, vi è ad esempio un fegato più grande della norma e l’assenza dei polmoni. Il predator conosciuto con il nome di Gogo, è un pesce preistorico ed è anche uno di quelli su cui possediamo più informazioni, grazie allo studio che si è riusciti a fare su di lui mediante l’innovativa tecnologia 3D. Ed è proprio questa, che ha consentito agli studiosi in questo nuovo ritrovamento di studiare il cuore.
D’altronde sappiamo ancora pochissimo della civiltà preistoriche, ma anche della stessa venuta dell’uomo sulla terra. Tante volte negli ultimi decenni, ad esempio, i ritrovamenti fatti dai paleontologi, hanno costretto la scienza ufficiale a spostare sempre più indietro il periodo in cui l’uomo come specie è comparso sulla terra.
Quando è comparso l’uomo sul pianeta? Una nuova ricerca americana sorprende tutti
È una delle scoperte più importanti in tal senso, è stata fatta negli ultimi anni dai ricercatori dell’Università di Bournemouth. È nato tutto da una scoperta fatta all’interno del parco nazionale di White sands, luogo in cui sono state trovate delle impronte umane la cui datazione ha sorpreso tutti gli addetti ai lavori. Sarebbero infatti risalenti a prima dell’era glaciale, e dunque circa 23 mila anni fa.
E questo ha cambiato tutto, in quanto fino a quel momento si era convinti che la comparsa e l’insediamento delle prime civiltà umana sulla terra, fosse avvenuta circa 16mila anni fa. Adesso sappiamo che non è così, è che l’arrivo della nostra specie sulla terra ha radici molto più antiche.