Nonostante gli accordi presi in questi mesi per sganciarsi dalla dipendenza dal gas russo, il rischio che gli italiani si ritrovano senza gas il prossimo inverno resta comunque alto.
Non c’è voluto molto affinché il conflitto iniziato a fine febbraio, con la decisione di Vladimir Putin di invadere l’Ucraina, sia ben presto diventato un vero e proprio scontro tra la Russia e l’Occidente, prendendo molto presto i contorni di una vera e propria guerra del gas.
Per quanto infatti il Cremlino in questi mesi sia stato pesantemente danneggiato dalle sanzioni arrivate da Usa e Europa, ci troviamo di fronte a una superpotenza, che, quantomeno, nei confronti del vecchio continente, continua a tenere il coltello dalla parte del manico.
Fino ad adesso il gas russo ha rifornito per tantissime nazioni in Europa, tra cui ad esempio l’Italia e la Germania, una parte importantissima del nostro fabbisogno energetico, e sostituirla in tempi brevi sembra mera utopia. Per questo ormai da settimane, l’Unione Europea sta varando un piano di risparmio sui consumi, al fine di rendere sempre meno importante la dipendenza dal gas fornito dal Cremlini. E i governi occidentali non si stanno facendo problemi a chiedere aiuto e sacrifici in tal senso ai loro cittadini.
Lo ha fatto di recente il Ministro per la Transizione energetica Roberto Cingolani, spiegando come “se la collettività si comporta in maniera sobria nei consumi energetici a livello volontario, si risparmia una quantità di gas che può arrivare quasi un terzo di quella che prendevamo prima dalla Russia ogni anno”. Il governo italiano, subito dopo l’inizio del conflitto, ha fissato un obiettivo ambizioso, ovvero quello di riempire tutti gli stoccaggi nazionali di almeno il 90 per cento della loro capienza.
Ma i continui rincari hanno in seguito costretto l’esecutivo a intervenire di nuovo nella data del 22 Giugno 2022, in cui è stato ufficialmente conferito il mandato alla Snam per coprire le riserve che ancora mancano. La convinzione è che sia possibile staccarsi dal gas fornito dalla Russia entro il 2025. Intanto, ormai da qualche mese, i vari governi europei ( non bisogna infatti dimenticare che al momento le aziende americane non sono vittima dei rincari energetici), stanno facendo di tutto per tentare di diversificare il più possibile i nuovi approvvigionamenti di gas che andranno a sostituire quelli di Mosca.
Questo per evitare di ritrovarsi nuovamente in futuro a dipendere esclusivamente da una singola superpotenza per quanto riguarda l’energia. C’è per un passaggio fondamentale per arrivare a questo obiettivo e che non sarà certo di facilissima realizzazione: bisognerà infatti costruire delle nuove infrastrutture anche perchè tutti i rigassificatori esistenti vengono già utilizzati alla loro massima capienza.
E l’Italia, come ha spiegato in questi giorni Cingolani, ha scelto di investire nella costruzione di “strutture galleggianti, più flessibili e con minori tempi di realizzazione rispetto alle strutture fisse, oltre che più coerenti con la politica di decarbonizzazione del sistema energetico, che rimane la priorità generale della politica di diversificazione”.
Uno degli obiettivi in merito del governo italiani è infatti quello di avere pronto il primo rigassificatore galleggiante, che probabilmente sarà quello di piombino, entro i primi mesi del prossimo anno, per riuscire così ad affrontare questo inverno, ma soprattutto quello dei prossimi anni, senza grossi patemi.
Al momento però parliamo di semplici intenzioni politiche espresse dal ministro, e con questa guerra del gas che si aggrava di giorni, gli italiani rischiano seriamente di restare senza riscaldamento il prossimo inverno. Un’emergenza che spetterà al governo di centrodestra che nascerà da queste elezioni risolvere.
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