Si sono appena concluse le elezioni politiche del 2022. Ha vinto il centrodestra, che nelle prossime settimane dovrà formare un governo dopo l’insediamento del parlamento e l’elezione dei presidenti delle camere. Ma quanto sono costate allo stato le elezioni politiche.
Organizzare delle elezioni è complesso. Ci sono molte spese, dalle schede agli scrutatori, fino ai sistemi di garanzia.
Queste elezioni appena svoltesi sono costate allo stato centinaia di milioni di euro, tra costi fissi e variabili. Quali sono stati i costi maggiori di queste elezioni? Ed è possibile risparmiare senza compromettere l’integrità del processo di votazione?
Elezioni 2022, il prezzo della democrazia
Ogni tornata elettorale costa allo stato centinaia di milioni. Quella appena conclusasi, tra costi fissi e variabili, pare essere arrivata a costare quasi 400 milioni di euro. Una cifra comparabile alle elezioni politiche precedenti, quelle del 2013 e del 2018, anche loro costate circa 400 milioni. Le spese sono moltissime, e vanno dalla sicurezza dei seggi, agli scrutatori, alle schede, fino ai sistemi antifrode.
Le elezioni sono però una parte irrinunciabile della vita democratica di una repubblica, e limitarne i costi è molto complesso. Uno dei modi potrebbe essere digitalizzare il processo di identificazione degli elettori. Non quello di voto, ma soltanto quello di controllo dei documenti. Quel processo in Italia è ancora completamente analogico, che significa l’impiego di carta, ma soprattutto di personale.
Una digitalizzazione del processo di identificazione ridurrebbe il numero di perone necessarie per far funzionare un seggio, velocizzerebbe le procedure che a questa tornata sono state particolarmente lente a causa dei bollini antifrode, e potrebbe anche risultare più sicuro.
I risultati
Le elezioni 2022 si sono concluse con la vittoria della coalizione di centrodestra, che ha preso il 44% dei voti. Il partito più votato è stato Fratelli d’Italia, con il 26%. Altrettanto ha preso l’intera coalizione di centrosinistra, guidata dal PD che da solo ha preso il 19% dei voti. Il Movimento 5 Stelle, presentatosi da solo, ha registrato il 15% dei voti circa, mentre il terzo polo costituito da Azione e Italia Viva ha raggiunto il 7,3%.
All’interno della coalizione di centrodestra i risultati più deludenti sono stati quelli della Lega, che ha raccolto solo l’8,8% delle preferenze. Forza Italia ha invece retto, attestandosi anch’essa attorno all’8,5%. Una volta eseguite tutte le procedure necessarie, il nuovo parlamento si insedierà entro la seconda settimana di ottobre ed eleggerà i presidenti delle camere.
A quel punto il Presidente della Repubblica Mattarella convocherà le consultazioni, per poi dare l’incarico di formare il governo al leader del partito che ritiene sia in grado di ottenere la fiducia della maggioranza del parlamento. In questo caso dovrebbe essere Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia.
La fiducia dovrebbe essere fuori discussione, dato che la coalizione ha una decina di senatori e diversi deputati in più della maggioranza richiesta. La trattativa si concentrerà sulla spartizione dei ministeri nella coalizione. Possibile che ci siano discussioni anche con il Quirinale in caso alcuni nomi di ministri siano ritenuti impresentabili o inadatti al ruolo, come accadde per alcune figure del primo governo Conte nel 2018.