La pensione di reversibilità viene erogata dall’INPS agli eredi del pensionato deceduto o dell’assicurato. È un trattamento economico di indubbia rilevanza ma ha una “scadenza”.
Qual è la durata della pensione di reversibilità? Per rispondere al quesito occorre tener conto delle diverse casistiche che potrebbero presentarsi.
La pensione ai superstiti viene riconosciuta dall’INPS in seguito al decesso del pensionato o dell’assicurato. Si rivolge al coniuge e ai figli della persona venuta a mancare e prevede l’erogazione di una quota percentuale della pensione liquidata o spettante al deceduto. L’aliquota varia a seconda del familiare superstite. Al coniuge solo, ad esempio, spetterà il 60%; al coniuge con un figlio l’80%, a tre o più figli il 100% e così via secondo quando indicato nelle tabelle di riferimento sul portale dell’INPS. Il trattamento viene erogato a partire dal primo giorno del mese successivo a quello della morte del pensionato o assicurato previa presentazione della domanda di accesso alla misura. A questo punto sorge un dubbio. La pensione di reversibilità ha una durata oppure è per sempre? La risposta dipende dal contesto generale.
Pensione di reversibilità, quanto dura?
Teoricamente la pensione di reversibilità dovrebbe essere corrisposta al coniuge superstite per tutta la vita. Di conseguenza non c’è il rischio di perdere la misura ma solo di vederla ridotta al 50% qualora i redditi percepiti risultassero alti. Eppure l’INPS non erogherà più il trattamento in caso di seconde nozze del coniuge erede del pensionato o assicurato. Lo stop, però, non scatterebbe immediatamente ma solo trascorsi due anni dalla comunicazione dell’evento.
Passiamo, poi, alla pensione ai superstiti spettante ai figli. In questo caso l’erogazione termine al compimento dei 18 anni oppure dei 26 anni qualora l’erede proseguisse negli studi. Se il figlio è maggiorenne ma inabile, invece, il trattamento verrebbe corrisposto per tutta la vita a condizione che l’inabilità sia permanente.
In caso di matrimonio dei figli, però, la misura potrebbe decadere. La revoca è obbligatoria non essendo più a carico del defunto oppure del coniuge avendo un reddito proprio.
Altre tempistiche da conoscere
Tra i superstiti sono inseriti anche i nipoti. A delineare le condizioni di accesso alla misura è stata la Corte di Cassazione con la sentenza numero 88 del 2022. I nipoti, nello specifico, vengono equiparati ai figli sia che siano minorenni, maggiorenni studenti o inabili. Di conseguenza le regole sono le stesse già indicate.
Per quanto riguarda fratelli, sorelle e genitori superstiti la tempistica è legata alla normativa riferita alla persona che li ha a carico. Rispettando i requisiti di accesso alla misura allora si potrà continuare a ricevere la pensione altrimenti il diritto decadrà.