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Ictus, i 5 campanelli d’allarme: come riconoscerli

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Matteo Runchi

L’ictus è una delle principali cause di ricoveri gravi in Italia. Ogni anno si verificano oltre 90.000 casi ospedalizzati. L’ictus è causa di circa un decesso su dieci nel nostro paese, ed è la prima causa di invalidità. 

Quando si verifica un ictus è fondamentale ricevere attenzioni mediche il prima possibile, in modo da limitare i danni.

Pixabay

Per questo è utile conoscere quali siano i campanelli d’allarme, i chiari segnali che si sta verificando un episodio ischemico. Inoltre, esistono stili di vita e scelte che si possono adottare per diminuire le probabilità che si verifichi un ictus.

Ictus, i segnali della malattia

Un ictus, stroke in inglese, letteralmente colpo, è un improvvisa mancanza dell’afflusso di sangue ad una parte del cervello. Questa può essere causata da un trombo che blocca la circolazione, o da un’emorragia. Le conseguenze sono gravi e possono andare dalla perdita delle facoltà controllate dalla parte di cervello interessata fino alla morte.

Un episodio di ictus può durare anche ore, per cui è importante riconoscerne i sintomi per ricever immediatamente le adeguate cure mediche. Un intervento tempestivo può salvare la vita al paziente o limitare enormemente i danni che l’ictus causa. Il primo campanello d’allarme è un forte e improvviso dolore alla testa. Non una semplice emicrania, ma un dolore acuto che insorge improvvisamente.

A seguire c’è la perdita delle facoltà legate alla parte del cervello colpita. Possono essere quelle motorie o del linguaggio. Seguono infine mancanze di forza muscolare, formicolio ed oscuramento della vista. Il fenomeno può durare ore, come minuti, e può essere transitorio. Il TIA infatti, l’ictus transitorio, ha una durata anche di pochi minuti, e raramente ha conseguenze di lungo termine. È però sintomo di una fragilità delle arterie cerebrali, e quindi chi ne soffre spesso va incontro negli anni successivi ad un vero e proprio ictus.

Come prevenire un’ischemia cerebrale

L’ictus è favorito da alcuni fattori che derivano dallo stile di vita del paziente. Essendo una patologia estremamente invalidante, e spesso mortale, è bene conoscere i metodi per ridurre la possibilità di contrarla. Attenzione però, nessuna di queste accortezze garantisce al 100% di non avere un ictus in futuro. Quelli elencati sono soltanto fattori di rischio che aumentano le probabilità, ma non sono le sole cause della malattia, che dipende anche dalla predisposizione genetica alle patologie vascolari.

Prima di tutto, le persone più esposte alle ischemie sono le donne oltre i 55 anni di età. Ogni decade successiva a questa età il rischio raddoppia, quindi gli anziani devono stare particolarmente attenti. Oltre all’età, esistono molti fattori di rischio legati allo stile di vita. L’obesità e il fumo di sigaretta aumentano di molto la probabilità di ictus, come delle altre patologie vascolari.

Se il cibo grasso aumenta la possibilità della formazione di trombi, la nicotina indebolisce le pareti delle arterie. Adottando uno stile di vita sano si dovrebbe riuscire a diminuire sensibilmente le possibilità di ictus. Eliminando cibi colesterolici dalla propria dieta e rinunciando al fumo le probabilità di cadere vittime di un’ischemia sono molto ridotte.

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Matteo Runchi

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