Una nota azienda italiana ha proposto ai propri dipendenti la settimana corta di lavoro, già in auge in diversi paesi in giro per l’Europa. Ecco di cosa si tratta
In questo caso però a fronte di un giorno di riposo in più è stato chiesto ai lavoratori un piccolo compromesso. Nel frattempo i sindacati stanno valutando la situazione.
Il mondo del lavoro è sempre in continua mutazione. Sono molteplici le innovazioni che periodicamente stanno cambiando le abitudini lavorative dei dipendenti ma anche degli autonomi.
Tra queste spicca senz’altro la settimana corta che prevede appena quattro giorni lavorativi. Una vera e propria svolta che all’estero ha già preso forma da diverso tempo. A quanto pare però anche in Italia sembra che stia trovando terreno fertile.
La banca Intesa Sanpaolo ha infatti proposto ai suoi stipendiati di lavorare un’ora in più al dì in cambio di una giornata in meno in ufficio. In questo modo le ore complessive nell’arco di una settimana passerebbero da 37 e mezza a 36.
Una proposta che al momento è al vaglio dei sindacati di categoria (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin) che vogliono analizzare la situazione per capire gli effettivi vantaggi per i lavoratori.
In questo modo si passerebbe a 9 ore di lavoro spalmate su 4 giorni con possibilità di variare le giornate lavorate dal lunedì al venerdì. Il principio cardine nel caso sarà quello della flessibilità, quindi l’ulteriore giorno di riposo potrebbe anche essere di martedì o di mercoledì a seconda delle preferenze del lavoratore.
Anche per il gruppo Intesa Sanpaolo ci sarebbero notevoli vantaggi che ne gioverebbe in termini di produttività (che non avrebbe alcuna perdita) e soprattutto per quel che riguarda il risparmio sulle bollette, che in questa fase è un aspetto da tenere decisamente in considerazione. Una proposta che sarebbe valida solo per gli uffici mentre i sindacati vorrebbero che fosse estesa a tutti i lavoratori dell’azienda.
Ad ogni modo secondo gli esperti del settore la settimana corta per quanto vantaggiosa non darebbe i medesimi benefici dello smart working. Questo però possono stabilirlo realmente solo i diretti interessati.
Per quanto concerne l’andamento a livello globale, la settimana corta è partita già lo scorso giugno nel Regno Unito. L’esperimento si è concluso pochi giorni ed è stato testato da circa 70 aziende sparse su tutto il territorio. L’86% delle imprese è propensa a proseguire in questa direzione.
In Islanda addirittura si è parlato di “successo travolgente”. Il test ha riguardato 2500 impiegati retribuiti con lo stesso importo nonostante gli orari di lavoro più brevi. Nonostante ciò la produttività è rimasta invariata.
Belgio e Portogallo stanno navigando in questa direzione, così come la Nuova Zelanda, dove l’imprenditore Andrew Barnes ha intrapreso una vera e propria battaglia fondando la “4 Day Week Global Foundation”.
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