A causa dell’aumento della domanda e dei prezzi delle materie prime, il pellet sta aumentando vertiginosamente di prezzo.
Il legno pressato è ricavato dagli scarti di lavorazione, che spesso sono importati dalla Russia o dall’Ucraina. Ma la guerra ha fermato questo flusso di materia prima.
Per questa ragione i prezzi del pellet sono schizzati alle stelle, raddoppiando in pochi mesi. La crisi energetica ha portato molti a cercare metodi alternativi di riscaldare la propria casa, il pellet era già tra i più diffusi in Italia. Esiste un’alternativa, che però può richiedere modifiche alle stufe e alle caldaie e non sempre funziona.
Per capire perché un sacco da 15 Kg di pellet sia passato da 4 euro a 13 euro in pochi mesi, bisogna tenere presente quanto sia profonda la crisi energetica. Quando si parla di prezzi dell’energia in molti pensano alla Russia, ma il problema parte in verità da più lontano. L’energia è un problema fin dalla fine della pandemia e dei lockdown che hanno congelato l’economia mondiale per mesi.
La fine repentina e quasi coordinata delle restrizioni ha fatto schizzare la domanda industriale all’improvviso, e con essa la domanda di energia. Così il prezzo di gas, petrolio ed elettricità ha cominciato a salire, quando ancora la Russia non aveva invaso l’Ucraina. A febbraio 2022 però Mosca attacca Kiev, le potenze occidentali si schierano con quest’ultima e il Cremlino decide di tagliare le forniture di gas.
Questo secondo colpo fa aumentare i prezzi del gas e alimenta la speculazione. Così in molti iniziano a comprare più pellet del solito per l’inverno in modo di poter fare a meno del gas. Allo stesso momento i paesi produttori di pellet vedono fermarsi le importazioni di materia prima, gli scarti della lavorazione del legno, che arrivavano soprattutto da Ucraina e Russia.
Esiste in realtà un altro combustibile simile al pellet, sempre derivato da biomassa, che ha mantenuto un costo minore. Attenzione però a non cadere nelle trappole del pellet contraffatto. Comprare sacchi senza certificazioni, spacciati per pellet a 5 o 6 euro significa trovarsi con un prodotto non solo di scarsa qualità, ma pericoloso per il proprio impianto.
L’alternativa sarebbe il pellet non legnoso, ricavato da scarti combustibili di biomassa ma non dalla lavorazione del legno. È il cosiddetto nocciolino, ottenuto da noccioli d’oliva, gusci di nocciole e scarti del mais, debitamente trattati e pressati per essere bruciati in apparecchi e impianti specifici. Non sempre però le stufe e le caldaie a pellet sono adatte a trattare le ceneri rilasciate da questi prodotti. Specialmente quelle più recenti possono non essere adatte al nocciolino.
È possibile modificare la propria stufa per risolvere questo problema, ma è sempre consigliato lasciare il lavoro ad un professionista e non improvvisare. Il nocciolino al momento risulta molto più conveniente del pellet, costando circa 7 euro al sacco da 15 Kg. Anche in questo caso è comunque sempre bene assicurarsi che il prodotto che si acquista sia di alta qualità, e non contraffatto o privo delle necessarie certificazioni.
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