Strutture ricettive, skipass e tutti i correlati: la Settimana bianca potrebbe diventare complicata anche per gli abitudinari. Ma si tenta di correre ai ripari.
L’obiettivo post-pandemico era imbastire una ripartenza vera e propria a partire dal 2023. Mission che lo scoppio della guerra in Ucraina ha reso praticamente impossibile.
E non che prima fosse semplice. Già in fase di previsione economica, si attribuivano al 2024, piuttosto che all’anno venturo, i presupposti migliori per riportarsi perlomeno ai livelli pre-pandemia. Il problema è che il contesto geopolitico, così come quello finanziario, si caratterizzano di contorni troppo incerti per poter realmente prevedere quando la macchina della produzione globale tornerà realmente a macinare risultati soddisfacenti. Per il momento, meglio mettersi l’anima in pace e operare qualche sacrificio. Difficilmente, infatti, le finanze saranno sufficienti per garantirsi spese che non siano quelle strettamente necessarie. Ad esempio, poter conciliare il periodo di rincari con le vacanze invernali potrebbe essere complicato.
Anche perché, la tradizionale Settimana bianca dovrà scontrarsi con un momento non facile per l’industria turistica. E stavolta non tanto (o non solo) per la pandemia, quanto per l’inevitabile difficoltà dei potenziali turisti nel far fronte a spese rincarate anche in questo settore. In pratica, molti habitué dello sci sulle piste delle località più rinomate del turismo invernale potrebbero vedersi costretti a rivedere i loro piani. Specie nel constatare quanto le abituali strutture destinate alla Settimana bianca siano state costrette a rivedere i loro standard in fatto di prezzi.
L’inflazione ha inevitabilmente finito per colpire anche in questo settore. Quello turistico in generale ma, in questo caso, quello del turismo invernale. Il caro energia ha esteso i propri tentacoli anche in quei comparti che, in teoria, dovrebbero costituire il motore dei consumi. Non solo in termini di ricettività ma anche di indotto. E anche le aziende di skipass e servizi correlati sono finite nel calderone. E persino i grandi frequentatori della montagna dovranno far bene i conti prima di muoversi. A suonare l’allarme è il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, che ha raffrontato le tariffe della scorsa stagione con quelle previste per quella in arrivo, riscontrando un disequilibrio estremamente rilevante. Il complesso delle spese, dallo skipass all’alloggio, potrebbe richiedere un esborso fra 1.400 e 1.600 euro.
E si tratta solo di una media. Le stime dicono +18% rispetto all’anno scorso, con variazioni sostanziali da una località all’altra. Ad esempio, secondo Assoutenti, per le Dolomiti occorreranno non meno di 74 euro per lo skipass giornaliero (in alta stagione), rispetto ai 67 richiesti nel 2021. L’abbonamento sfiorerà i 900 euro, con aumenti previsti dopo Natale. Male anche a Bormio, dove lo skipass potrebbe costare 52 euro al giorno, con prezzi medi per le località più rinomate che non andranno al di sotto degli 800 euro. Con picchi attesi di 880 euro per località storiche come Livigno. Per quanto riguarda la Valle d’Aosta, i rialzi riguarderanno anche alberghi e ristoranti. Soggiorni di una settimana in luoghi come Cortina d’Ampezzo, potrebbero portare quasi un salasso: più di 14 mila euro.
Possibili soluzioni? In realtà, le compagnie stanno tentando di correre ai ripari. In primis con delle agevolazioni mirate per i turisti più giovani (gratuità per i nati dopo il 2015 se i genitori pagheranno una tessera adulto di almeno tre giorni. Alcune località mirano ad ammortizzare i costi dei soggiorni per non giocarsi definitivamente gli introiti della Settimana bianca. A Livigno, per esempio, con 4 notti in hotel a dicembre lo skipass potrebbe essere gratuito. Condizionale d’obbligo ma qualcosa, di sicuro, si sta muovendo.
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