Da semplici centesimi a monete da 2.500 euro. Un semplice errore fa schizzare il valore di un pezzo da un cent. Ufficialmente ne esistono 6 ma…
Anche chi non vive a Torino, a pensarci bene, ha la possibilità potenziale di vedere ogni giorno la Mole Antonelliana. Anzi, per la verità di tenerla letteralmente in mano.
Pochi consumatori sono “fan” delle monete più piccole. Anzi, la scarsa utilità riscontrata nell’ambito del commercio hanno portato l’Italia, così come altri Paesi europei, a interrompere il conio delle monete da 1 e 2 centesimi di euro. Sui quali, per quanto riguarda il nostro Paese, fin dall’introduzione della moneta unica sono stati raffigurati, rispettivamente, Castel del Monte e proprio la Mole Antonelliana. Due simboli, per ragioni differenti, della nostra Penisola. Ma, come rappresentanza sul nostro conio, venuti meno per ragioni di mercato. Esclusivamente dal punto di vista della produzione però, visto che le monete tuttora in circolazione continueranno a figurare a tutti gli effetti come parte integrante della nostra valuta e, di conseguenza, con una perfetta validità in ambito commerciale.
Con la riduzione dei pezzi in circolazione, la possibilità di imbattersi in qualche pezzo di particolare valore chiaramente si riduce. Non che fosse facile nemmeno prima, vista la ristrettezza delle monete con una particolarità tale da portare il loro valore a un livello decisamente superiore. Del resto, per far sì che un semplice “bronzino” diventi una moneta da qualche migliaio di euro, occorre ben più che la semplice rarità. C’è bisogno di un tocco decisamente unico, qualcosa di irripetibile. Magari perché sbagliata. Esattamente ciò che è successo alla moneta da 1 centesimo di euro, quella con Castel del Monte. Sostituito, per un attimo, dal simbolo della città di Torino.
Questi 2 centesimi sono rarissimi (e lo saranno sempre di più) ma il valore è eccezionale
Non è raro incappare in un errore di conio. Nella storia ne sono stati commessi diversi, anche sulle vecchie lire. Nei suoi vent’anni di storia, l’euro è incappato più che altro in tentativi di falsificazione, tanto per le monete quanto per le banconote. Basti pensare ai 2 euro privi dei tratti distintivi tipici o alle banconote senza filigrana. Di errori veri e propri se ne sono contati decisamente pochi. Uno di questi, però, è sufficiente a compensare il gap con altre valute. Tanto che, ancora oggi, ritrovarsi per le mani una moneta da 1 centesimo di euro con tale marchiano errore di conio significherebbe avere a disposizione un pezzo da collezione estremamente raro. In breve, nel lontano 2001 (a euro non ancora circolante), la Mole venne per errore impressa su alcune monete da 1 centesimo al posto della spettacolare fortezza andriese.
Un errore corretto presto, tanto che di pezzi circolanti, in effetti, non dovrebbero essercene molti. Già all’epoca, però, una nota casa d’aste di francobolli e altri pezzi da collezionismo dichiarò di essere in possesso addirittura di 6 nichelini contenenti le tracce della gaffe. In effetti, anche queste monete erano già state immesse nelle casse degli istituti di credito al fine della messa in circolazione della moneta. Un successivo intervento della Guardia di Finanza darà il via a più di un decennio di procedimenti giudiziari al fine di stabilire la reale proprietà delle monete. Solo diversi anni dopo la casa riuscì a battere i pezzi all’asta, con base da 2.500 euro l’uno. Non è dato saperlo ma, secondo una diffusa diceria, i pezzi in giro sarebbero ben più di 6. Chissà che qualcuno non possa ritrovarsi un tesoro nel borsellino delle monete…