Salgono i prezzi di beni e servizi. Elettricità, biglietti aerei, gas ma non solo: l’inflazione colpisce anche i prodotti alimentari.
Difficile leggere gli effetti dell’inflazione attraverso numeri e percentuali. Che qualcosa non torni rispetto ai costi standard si intuisce anche scorrendo i cartelli dei prezzi durante la spesa al supermercato.
In ballo, infatti, non ci sono solo i rincari in bolletta. Il tasso inflazionistico si è via via portato a livelli quasi storici, rendendo la vita difficile ai consumatori anche su altri terreni. Quello della spesa alimentare non ha fatto eccezione, con variazione al rialzo anche dei prodotti base. Una prospettiva decisamente inquietante, anche se l’Arera ha rivisto leggermente al ribasso l’aumento delle fatture di luce e gas. Anche perché, al di là dei prodotti alimentari, anche altri beni essenziali sono incappati nella scure dei rincari. L’inflazione, in sostanza, non ha risparmiato nessun settore, costringendo i consumatori a fare i conti (letteralmente) con un plus da circa 15 euro rispetto alla spesa di qualche mese fa.
L’allarme è stato suonato dall’Unione Nazionale Consumatori. Gli ultimi dati Istat, infatti, hanno evidenziato un balzo in avanti di beni e servizi in termini di costi, in una marcia che assomiglia sempre di più a una corsa a ostacoli. Per chi acquista e anche per chi vende. Secondo gli analisti, il prodotto maggiormente rincarato sarebbe l’olio mentre per quel che riguarda i servizi, oltre all’energia, si annoverano i biglietti aerei e il gas utilizzato in città. Tre settori in qualche modo intersecati fra loro ma che pongono, per ragioni diverse, i consumatori di fronte a un momento storico particolarmente difficile.
Rincari, l’inflazione colpisce tre servizi: cosa cambia tra l’uno e l’altro
L’energia elettrica, al pari del gas, ha conosciuto un ritmo di crescita pressoché serrato. Con una distinzione necessaria fra il mercato libero, schizzato di oltre 136 punti percentuali, e quello a maggior tutela, con un aumento più contenuto (+ 57%). Un vantaggio, anche se sempre di rincaro si tratta, per le famiglie che hanno stipulato un contratto nell’ambito del mercato tutelato. La differenza fra i costi è abbastanza marcata: 863 euro in più nel primo caso, 362 nel secondo. Questo comunque non toglie che, su una base di spesa annuale, ritrovarsi di fronte un rincaro di portata anche più contenuta non vada a pesare nel bilancio delle economie domestiche. Anche perché si tratta di spese costanti, con le quali fare i conti una volta al mese, al massimo ogni due mesi.
Diverso il discorso per la medaglia d’argento dei servizi rincarati, ovvero i biglietti aerei. Qui si ragiona su una media che riguarda più da vicino, chiaramente, i viaggiatori abituali. I voli europei sono saliti di circa il 128% in termini di costi, mentre quelli intercontinentali viaggiano su un 97,4%. Per quanto riguarda il gas, terzo in ordine di costi aumentati, si torna al distinguo fra mercato libero e tutelato: nel primo caso, il balzo è stato del 63%, mentre per la maggior tutela il rincaro si è attestato sul + 43%. Occhio anche alla spesa alimentare. Per l’olio, come detto, ci si trova di fronte all’aumento maggiore (+ 59%). Sale però anche il burro, in vendita con un rincaro medio del 38%. Il parametro di riferimento è il prezzo di un anno fa, quando la guerra in Ucraina non aveva ancora rimescolato le carte di una situazione già abbondantemente critica.