Il Reddito di Cittadinanza non sparirà in un “puf”. Impossibile dare un colpo di spugna, specie dopo gli ultimi dati rilasciati sulla povertà in Italia.
In stand-by il dibattito sul Reddito di Cittadinanza. Nonostante le sensazioni tutt’altro che positive sulla sua permanenza con la vittoria del Centrodestra alle elezioni, la misura introdotta all’epoca del governo gialloblu sembra decisamente resistente.
Se non altro per la pressione alzata da numerose associazioni di sostegno alla popolazione più indigente, con una sorta di endorsement arrivato da enti come Alleanza contro la povertà e Caritas, oltre che dalla stessa Conferenza episcopale italiana (Cei). Il coro è praticamente univoco: sì alla modifica, no alla cancellazione. Il che, del resto, è quello che hanno provato a ipotizzare dall’ala più “moderata” (sul tema) del Cdx. Con l’obiettivo di rafforzare la misura piuttosto che di cancellarla o modificarla a tal punto da renderla un’altra. Per quel che riguarda la posizione dei vescovi piuttosto che della Caritas, si poggia esclusivamente su dei dati, inquietanti e purtroppo anche piuttosto chiari, pubblicati in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà.
Secondo quanto riportato nel report, nel 2021 le condizioni di povertà hanno riguardato un numero tale di cittadini da toccare il massimo storico. Il tutto mentre il sussidio introdotto all’epoca del Conte I, nel 2019, raggiunge appena la metà dei poveri assoluti, anzi addirittura meno (il 44% sui 5,6 milioni in questa condizione). In sostanza, si legge fra le righe, è improbabile che la misura possa realmente condizionare la scelta sull’accesso di chi è in povertà al mondo del lavoro. O, nondimeno, che possa incidere in misura elevata sulle risorse statali. Certo, precisa la Cei, il Reddito di Cittadinanza va sì mantenuto ma con un occhio esclusivamente ai poveri assoluti.
Il Reddito di Cittadinanza resiste, pressing per il mantenimento: “Sì ma ai poveri reali”
Il problema non è tanto la volontà di mantenerlo o meno. O perlomeno non solo. Inutile girarci intorno: il punto sarà quante risorse verranno reperite in fase di Manovra e, soprattutto, se queste saranno sufficienti a mantenere una misura che, fin qui, ha comunque avuto un suo peso nelle uscite statali. È vero che la povertà rappresenta una condizione che, vista la crisi combinata degli ultimi tempi, sta via via diventando troppo comune. E che, per questo, mantenere una misura come il Reddito di Cittadinanza sarebbe la soluzione ideale per tamponare la criticità ed evitare problemi ancora più gravi. Anche la stessa Giorgia Meloni, la leader più scettica sul RdC, ha parlato di un’attenzione maggiore ai poveri reali piuttosto che di un’abolizione totale. In sostanza, si torna a quello che era stato in parte anche il diktat del Governo Draghi: rivedere le regole e, soprattutto, i beneficiari.
La soluzione più logica, quindi, appare un compromesso. Anche se la modifica del Reddito di Cittadinanza richiederà risorse tali da impedire il risparmio auspicato dalla leader di Fratelli d’Italia. Del resto, stando ai numeri forniti su chi è in condizione di povertà, anche la platea dei beneficiari non diminuirebbe. Sarebbe solo rivista in base ai nuovi dati. Al momento, le famiglie in stato di indigenza sono quasi 2 milioni, per un totale di 5.571.000 persone. Ovvero, più del 9% della popolazione italiana, con incidenza più alta nel Mezzogiorno. Numeri decisamente allarmanti e che rendono impossibile ogni decisione drastica su misure di sostegno al reddito. Anche la Caritas si è detta d’accordo a una revisione, a patto che vengano garantiti “adeguati processi di inclusione sociale”.
Verso la revisione
In pratica, la visione è concorde: rivedere la misura nell’ottica di un miglioramento delle politiche attive per il lavoro, la parte che non ha fin qui funzionato. Ok al sostegno dunque, a condizione che venga presto sostituito da una reintegrazione nel mondo del lavoro. Quello per cui, di fatto, il Reddito di Cittadinanza era nato. La sforbiciata di 3 miliardi ipotizzata da Meloni per rifinanziare altre misure potrebbe non vedere la luce, almeno non come era stata pensata. Nella peggiore delle ipotesi, lo “smontaggio” avverrà progressivamente. Un colpo di spugna era improbabile prima, figurarsi ora.