Polli malati uccisi crudelmente, scarsa igiene e altri orrori. L’ong Equalia documenta quanto accaduto in un allevamento tedesco.
Quando l’allevamento intensivo, da dramma per gli animali, diventa pericoloso anche per i consumatori. Un’inchiesta scioccante, condotta in Germania, ha fatto luce su un caso particolarmente grave, relativo a una struttura partner di una nota catena di supermercati.
Un allevamento di polli trasformato in un inferno. Non solo per le condizioni igieniche nelle quali gli animali erano costretti a vivere ma anche per l’interazione tutt’altro che sana e positiva degli operai addetti. I quali, secondo quanto emerso, non erano esenti da comportamenti estremamente violenti nei confronti degli animali malati. Il che, chiaramente, sarebbe una violazione di un’apposita legge tedesca, relativa al trattamento dell’animale. L’allevamento dell’orrore è stato documentato da una ong spagnola, Equalia, nell’ambito di un’inchiesta realizzata filmando quanto accadeva in un complesso della Bassa Sassonia. Dieci capannoni in tutto, per un totale potenziale di 200 mila animali ospitati contemporaneamente.
Secondo quanto riferito dagli autori dell’inchiesta, parte dei polli allevati sarebbe stata destinata al circuito di un’azienda di produzione di grandi dimensioni, tanto da finire, per la vendita, addirittura sugli scaffali dei supermercati Lidl. Eppure, all’interno dei locali, l’ong avrebbe filmato non solo i maltrattamenti subiti dagli animali malati (uccisi in modi particolarmente violenti) ma addirittura la presenza di carcasse e altri elementi che avrebbero potuto mettere a rischio la salute dei polli. I quali, a quanto sembra, sarebbero arrivati persino ad atti di cannibalismo.
Maltrattamenti e malattie nell’allevamento di polli: l’inchiesta in Germania
In una nota, l’ong Equalia ha spiegato che, negli ultimi anni, è stata operata una selezione genetica di polli da carne, concentrata quasi esclusivamente “sulla velocità di crescita”. Con l’obiettivo di velocizzare e incrementare l’aumento della massa muscolare degli animali. Il che, secondo gli autori dell’inchiesta, andrebbe a indebolire il sistema immunitario e a comprometterne la mobilità. Tanto che, stando al materiale raccolto, alcuni polli avrebbero avuto difficoltà a muoversi, mentre altri hanno dimostrato predisposizione a gravi problematiche muscolari, scheletriche e anche cardiache. Con il risultato di inficiare la loro salute tanto quanto la qualità della carne. Fra le conseguenze più frequenti, il cosiddetto “white striping”, evidenziato dalle striature bianche di grasso parallele alle fibre muscolari.
La diffusione delle immagini ha avuto ampia eco. Tanto che, a livello internazionale, si è alzato il pressing nei confronti di Lidl, affinché si schieri con lo European Chicken Commitment (Ecc), al fine di scendere direttamente in campo per la tutela degli animali e la sicurezza degli allevamenti. Esattamente come fatto da molti altri supermercati europei, risoluti nel contrastare le pratiche di allevamento intensivo senza tutela igienica e con interventi diretti sulla salute degli animali. In realtà, Lidl ha iniziato ad agire in tal senso in Francia. L’obiettivo di Equalia è far sì che tali iniziative vengano estese a livello europeo, a cominciare dalla Germania, sede originaria della catena di supermercati. Con la mission, più che mai urgente, “di porre fine a questa inutile crudeltà”. Nell’interesse degli animali e dei consumatori, oltre che della credibilità del marchio.