La rivelazione di Victoria De Angelis sulla Fomo ha aperto un ampio dibattito sulla sindrome. E sui suoi tanti modi di manifestazione.
“Fear of missing out”. Letteralmente, “paura di essere tagliati fuori”. Non un nome scientifico chiaramente ma, negli ultimi giorni, un termine identificativo diventato improvvisamente notissimo alle masse.
A portarlo in auge è stata Victoria De Angelis, bassista dei Maneskin e, ormai da tempo, fra le musiciste italiane maggiormente sulla cresta dell’onda. La quale, nel corso di un intervento a Radio Deejay, ha rivelato di soffrire di una particolare sindrome rispondente a tale nome ma meglio nota con il suo acronimo, Fomo. Victoria ha fatto sapere di averne la peggiore delle manifestazioni, scatenando non solo il dibattito sui social ma anche la curiosità di coloro che, della Fomo, non avevano mai sentito parlare. Tanto da richiedere interventi da parte di medici ed esperti, intenti a chiarire le idee su quella che, per la maggior parte degli utenti del web (oltre che dei fan dei Maneskin), era una sindrome sconosciuta.
Non una malattia a quanto sembra ma una sorta di manifestazione psicologica, una pressione mentale scatenata dal timore inconscio di “perdersi qualcosa”. Non materialmente ma nell’ambito della vita sociale. Tendenza che porterebbe chi ne soffre a dover uscire di casa anche in assenza di vere e proprie faccende da sbrigare. O a connettersi al più presto, solo per la paura apparente di “essere tagliato” fuori. A sentirla così, la Fomo apparirebbe in linea con i tempi attuali. Sempre più virtuali e sempre più propensi a conferire una sensazione di coinvolgimento in realtà solo effimero. Eppure, soprattutto il web sembrerebbe indirettamente stimolo di quella strisciante sensazioni che le cose accadano senza di noi, lasciandoci indietro.
Cos’è la Fomo? Il parere dell’esperto: il comportamento cambia assieme alla società
Società mutevoli, comportamenti anche. Sembrano vederla così gli esperti che hanno descritto tale “sindrome”, apparentemente specchio dell’insita necessità dell’uomo di relazionarsi con l’altro. Un fattore che, mescolato ad altri, crea la combinazione giusta affinché la psiche agisca indipendentemente dalla ragione, stimolando il sistema di controllo sociale fino a convincere la vittima di tale paura che la società lo stia, appunto, “tagliando fuori” dalle novità. O, più semplicemente, dalle modalità di relazione sociale che questa sviluppa. In primis quella dei social network, ai quali le persone finiscono ormai per approssimarsi sempre più in anticipo in quanto a età. Una sorta di necessità di connessione, evidenziata anche tramite gesti apparentemente innocui. Ad esempio, come spiegato a La Nazione (sul portale Luce) dallo psicoterapeuta Matteo Panerai, l’accensione (o il controllo) dello smartphone come primo gesto post-risveglio.
Fomo, le manifestazioni
Questo, apparentemente, stride con quanto spiegato da Victoria De Angelis, la quale ha manifestato il bisogno di uscire di casa per relazionarsi. Quello che l’esperto evidenzia come un altro aspetto della Fomo che, per l’appunto, può palesarsi in modi differenti. E, soprattutto, in soggetti di età diversi anche se con una certa “predilezione” per i giovani. Un disagio psicologico in sostanza, ancora in fase di studio a livello scientifico ma sul quale il dibattito è aperto da tempo. E che, in qualche modo, spiegherebbe quel senso di malessere più volte manifestato dai più giovani, bisognosi di interazione ma, al tempo stesso, colpiti da stati di ansia, panico o paure.
Sintomi e cure
Sul piano delle cure, molto dipende dalla fenomenologia. Secondo lo psicoterapeuta, una terapia comportamentale potrebbe essere d’aiuto, se non altro per offrire degli strumenti di contrasto. Variabili a seconda dei sintomi. Occhio però a ritenere che la Fomo sia sviluppata unicamente dalla paura che gli altri si divertano di più o che non ci rendano partecipi di qualcosa. Sensazioni di disagio possono manifestarsi in molti modi e diventare un problema serio nel momento in cui la loro invadenza nella vita quotidiana diventa estremamente marcata. A quel punto, parlarne diventa di importanza vitale.