Il governo Meloni ha introdotto con il suo primo decreto legge un nuovo reato, l’invasione per raduni pericolosi, contro i rave party.
I rave, più precisamente i free party, sono enormi raduni musicali autogestiti, nati negli anni ’80 attorno alla cultura tekno.
La repressione sistematica di questi eventi non sembra mai essere stata in gradi di scoraggiarne l’organizzazione, che sopravvive da ormai quarant’anni. Nelle speranze del governo e del nuovo ministro degli interni Piantedosi, il reato di invasione per raduni pericolosi dovrebbe dare una stretta definitiva che scoraggi l’organizzazione dei Rave.
Nella notte del 29 ottobre, a Modena, in un capannone industriale abbandonato e isolato a nord della città, si sono riuniti migliaia di ragazzi. Sul luogo era stato organizzato l’evento Witchtek 2K22, uno di quei raduni che nei media italiani prende il nome di rave party. Il ministro dell’interno Piantedosi, dopo trenta ore di party, ha ordinato al prefetto della città di far intervenire le forze di polizia, che hanno sgomberato l’edificio.
Attorno ai rave, o meglio ai free party, c’è sempre stata molta confusione in Italia. L’idea dietro agli eventi è una manifestazione musicale autogestita. La cultura che ha sviluppato questi eventi è quella tekno, già conosciuta per raduni regolari in tutta Europa. Ormai i rave esistono da quarant’anni e, nonostante la repressione sistematica da parte delle autorità, non hanno mai accennato a diminuire.
I problemi di questi raduni sono diversi: dal fatto che costituiscono una manifestazione non autorizzata ai problemi sanitari e di ordine pubblico. Spesso queste aree diventano una zona franca in cui la legge non viene rispettata, non ci sono misure di sicurezza e mancano anche i più elementari dei controlli. Le conseguenze nella maggior parte dei casi sono solo marginali danni all’ambiente, che in teoria l’etichetta degli eventi si impegnerebbe a prevenire, ma a volte possono esserci risvolti drammatici. È accaduto a Viterbo lo scorso anno, quando un ragazzo morì durante un free party.
Per contrastare questi party il ministro dell’interno Piantedosi ha elaborato un nuovo reato, inserito nel codice penale tramite decreto d’urgenza. Prenderà il nome di invasione per raduno pericoloso, ed è stato creato appositamente per punire organizzatori e partecipanti ai rave party. La motivazione dell’urgenza sarebbe la mancanza di una legislazione precisa, che renderebbe il nostro paese sede ideale per questi raduni. Spesso infatti gli eventi di questo tipo hanno portata internazionale e richiamano giovani da tutta Europa.
Le pene partiranno da una multa, variabile tra i 1.000 e i 10.000 euro per chi organizza un rave party, e proseguiranno con la confisca dell’equipaggiamento utilizzato per l’evento. In aggiunta a queste pene pecuniarie si introduce anche il risvolto penale: da tre a sei anni di carcere per gli organizzatori del free party. Il problema di queste norme è che si scontrano con la natura comunitaria dei rave. Non è facile individuare gli organizzatori dei free party, che sono spesso gruppi piuttosto numerosi di ragazzi e appassionati di musica elettronica.
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