Tre buchi coronali sul Sole a formare un ghigno beffardo. Segnali inequivocabili di un’espulsione di venti solari verso il nostro Pianeta.
Una foto spettacolare e inquietante al tempo stesso. In passato è stata una combinazione piuttosto frequente, in grado di segnare l’unicità di alcuni momenti e la drammaticità di altri.
Sul concetto di spettacolarità ci sarebbe da discutere e forse non è il momento giusto. Fatto sta che una foto effettivamente inquietante, almeno per chi è avvezzo alla materia astronomica, è stata scattata. Un’immagine del Sole, o meglio, del suo volto. Segnato da un “sorriso” beffardo, immortalato dalla Nasa e fonte di non poca preoccupazione fra gli scienziati che l’hanno osservato. Il Solar Dynamics Observatory non si trovava da tempo di fronte a una scena simile: La superficie della nostra stella, infatti, si è mostrata intervallata da ampie macchie scure, posizionate in modo tale da rendere inequivocabile l’immagine abbozzata di due occhi e di una bocca, contorta in uno strano sorriso.
Sarà stata la suggestione della notte di Halloween o chissà quale altra impressione visiva. Fatto sta che i buchi coronali, fenomeno tutt’altro che sconosciuto agli astronomi, stavolta hanno deciso di compiere almeno un paio di “scherzetti”. Il primo è stato quello di disporsi con un ghigno inquietante, come a voler preannunciare un comportamento bizzarro. Il secondo, invece, resta un’incognita. Legata alle conseguenze dei venti solari sparati fuori dalla corona, verso lo Spazio. Ai quali va attribuita la responsabilità dei “buchi” sulla superficie solare.
Il sorriso del Sole allarma gli scienziati: cosa potrebbe accadere
Anche sul verbo “allarmare” si potrebbe discutere, se non altro in merito al suo uso non sempre finalizzato alla sua giusta funzione. Forse, in alcuni casi, potrebbe essere premiato il termine “allerta”, come quella che sta caratterizzando gli uffici Sdo della Nasa. I venti solari, infatti, non sono per nulla una novità. E già in passato sono stati osservati movimenti di questo tipo sulla superficie del Sole. Sulla superficie però. In questo caso, i buchi fanno parte della cosiddetta “corona”, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole e, per questo, più “vicina” alla Terra. Le regioni che appaiono più scure evidenziano un’inferiore densità del plasma e temperature più fredde, conseguenza dell’espulsione dei venti solari. Qualora questi provengano dalla corona, gli effetti diretti sulla Terra potrebbero essere più evidenti.
Solitamente, tali fenomeni danno luogo alle spettacolari (stavolta sì) aurore boreali, conseguenza dello scontro fra le radiazioni dei venti solari e delle loro particelle con l’atmosfera terrestre. Nei casi peggiori, però, potrebbero avere forza sufficiente da creare una tempesta solare a tutti gli effetti. Ed è questo (possibile) scenario a tenere in allarme gli scienziati, se non altro per le potenziali conseguenze di un impatto troppo forte dei venti contro la nostra atmosfera. I rischi principali sono legati alla rete elettrica e alla connessione terrestre con gli oggetti in orbita. In pratica, nel ventaglio degli scenari verificabili rientrano un blackout generale terrestre e la caduta di un satellite.
Il precedente
Certo, eventualità con una minima percentuale di probabilità. Nel 1859, però, la tempesta solare più forte finora registrata mandò in tilt le reti telegrafiche e accese aurore boreali in regioni decisamente insolite. Oggi, con la selva delle reti telefoniche, fisse e non, aumentata a dismisura, anche le conseguenze possibili vanno calcolate in proporzione. Da ridere ci sarebbe ben poco…