L’ennesima foto in cui riconosciamo un volto umano dove non c’è scattata dalla NASA è l’esempio di uno dei più strani inganni del nostro cervello.
La pareidolia ci fa vedere immagini familiari dove in realtà non ci sono, ed è legato alla tendenza del nostro cervello a cercare pattern dove in realtà c’è soltanto il caso.
La foto in questione, diffusa dall’accuont Twitter NASASun, rappresenta un sole con una goffa faccia sorridente, data dalle macchie solari rilevate dal Solar Dynamics Observatory. In particolare questo tipo di macchie, immortalato nell’immagine, è chiamato buco coronale, e rappresenta il punto in cui il vento solare spinge l’energia della stella verso lo spazio.
Il progetto Sun-Earth della NASA, l’agenzia spaziale statunitense, si prefigge l’obiettivo di studiare l’attività solare e il rapporto che essa ha con il clima terrestre. Oggetti di studio di questo progetto sono le macchie solari e l’attività della nostra stella, ma anche il vento solare e le aurore. In generale si occupa di eliofisica, la branca della fisica che studia il sole e il suo rapporto con la terra.
Il Solar Dynamics Observatory è il suo principale mezzo di indagine. Si tratta di un telescopio spaziale mandato in orbita nel 2010. Da quell’anno SDO manda foto del sole in vari spettri elettromagnetici per permettere agli scienziati di monitorarne l’attività e studiarne il funzionamento. Era previsto che la sua missione durasse poco più di cinque anni, ma come spesso accade per la tecnologia spaziale, sta superando di gran lunga le aspettative.
Questa foto del sole che ride è solo una delle tante che mostrano come il nostro cervello tenda a vedere volti umani dove in realtà non ce ne sono. Si tratta di un fenomeno conosciuto come pareidolia. Il più famoso degli esempi spaziali di pareidolia è la faccia su Marte, una formazione rocciosa fotografata da una sonda che, a causa delle ombre date dalla luce solare, assomiglia vagamente ad un volto umano ed è finita per questo al centro di numerose teorie del complotto.
I motivi per cui la pareidolia avviene sono vari, e gli esempio anche non spaziali sono innumerevoli. Le emoticon che usiamo tutti i giorni non assomigliano per niente a volti umani, ma le riconosciamo automaticamente comunque come tali. Questa tendenza deriverebbe da un altro fenomeno mentale, chiamato apofenia.
L’apofenia, di cui la pareidolia è un esempio, è la tendenza a trovare pattern logici dove in realtà non ce ne sono. Deriva dalla grande abilità del nostro cervello nel ricavare leggi da esempi in maniera induttiva. Dal punto di vista evolutivo questo tratto è molto utile, perché permette rapidamente di avere una comprensione superficiale ma efficace di come funziona il mondo circostante. Se mangio un determinato cibo e poi sto male, non mangerò più quel cibo.
Questo tratto però a volte ostacola l’analisi scientifica, perché spesso individua correlazioni causali dove non ce ne sono. Uno degli esempi più palesi in Italia è quello che il freddo faccia ammalare. In realtà a causare le malattie sono virus e batteri, che hanno una stagionalità che spesso coincide con l’inverno. Ma il freddo in sé non causa nessuna malattia infettiva.
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