Da sintomi banali a due attacchi cardiaci. Un virus particolarmente aggressivo non ha lasciato scampo a un bimbo di 7 anni. Il racconto dei genitori.
Parlare di virus in questo momento storico significa riportare a galla paure non del tutto dimenticate. Un po’ perché il Covid è ancora presente nelle nostre vite, anche senza bollettino quotidiano.
Un po’ perché di infezioni altrettanto pericolose ce ne sono, anche sotto denominazioni diverse. E con una sintomatologia differente, oltre che con una diversa tipologia di attacco. Un confronto che, negli ultimi giorni, ha vissuto nel modo più drammatico una famiglia di Oakland, in California, costretta ad affrontare la più grande delle tragedie. Il loro figlioletto, di soli 7 anni, è infatti deceduto improvvisamente dopo aver contratto una forma di metapneumovirus. Un’infezione particolarmente violenta che, secondo i medici, sarebbe però comune fra i bambini. Il virus in questione agirebbe soprattutto sulle vie respiratorie, provocando infezioni pericolosissime per soggetti già sofferenti di patologie inerenti. Il bimbo californiano, ad esempio, avrebbe patito una forma d’asma che, nel suo caso, avrebbe contribuito alla complicazione del quadro clinico.
I genitori del bimbo hanno raccontato che, dai primi sintomi, l’infezione non sembrava che un semplice raffreddore. Dopo sole 48 ore, per il piccolo non c’era già più nulla da fare. Una tragedia che i medici hanno attribuito proprio al metapneumovirus il quale, di fatto, sarebbe stato potenziato nella sua azione da una fragilità pregressa, in questo caso l’asma. In un’intervista a Noticias Univision 14, il papà del piccolo ha cercato di informare sui sintomi ai quali fare attenzione, specialmente perché potenzialmente confondibili con malattie comuni, come l’influenza. Avvisaglie che, con una segnalazione tempestiva, potrebbero consentire di scongiurare tragedie.
Fra le caratteristiche potenzialmente più pericolose del metapneumovirus, figura proprio la sua sintomatologia, simile a quella dei malanni più comuni. Se non trattato in tempo con una cura specifica, però, il virus potrebbe agire con forza sulle vie respiratorie, provocando disturbi polmonari e, addirittura, cardiaci. Questo, secondo gli esperti, qualora il paziente soffra già di altre patologie decisive nell’abbassamento delle difese dell’organismo. Il dottor Erick Fernandez y Garcia, professore di pediatria presso l’ospedale pediatrico universitario della California, ha indicato il virus in questione come piuttosto diffuso anche se, solitamente, non porta più che una tosse leggera o un forte raffreddore. Un modo di agire piuttosto simile al Covid e, come quest’ultimo, sfociabile in polmonite nei casi più gravi. Vi sarebbe però un altro fattore determinante per la sua diffusione.
Il metapneumovirus, infatti, sarebbe presente potenzialmente ovunque, circostanza che rende particolarmente alte le probabilità di infezione. Per questo, come prima forma di contrasto, i medici consigliano una buona dose di prudenza per quei bimbi che soffrono di patologie polmonari, come appunto l’asma, o cardiache. Ad esempio, evitando di frequentare luoghi troppo affollati e lavare frequentemente le mani. I genitori del bambino di Oakland hanno raccontato che i primi sintomi si sarebbero manifestati la sera del 23 ottobre, al rientro da una festa. Il piccolo aveva manifestato sintomi simili a quelli del raffreddore, ricevendo perciò delle cure consone al caso apparente. I veri problemi si sarebbero manifestati dopo 24 ore, con un improvviso attacco di febbre, andato avanti per diverse ore. La corsa in ospedale è arrivata nel momento in cui il bimbo ha iniziato ad avere problemi di respirazione. Nonostante le cure applicate, fra le quali un drenaggio del sangue, 48 ore dopo la manifestazione dei primi sintomi è sopraggiunta la morte, dopo due attacchi cardiaci in poche ore.
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