Con l’aumento dell’inflazione il governo Draghi aveva deciso di anticipare l’adeguamento delle pensioni.
A novembre arriva un conguaglio che permetterà a molti di aumentare il proprio assegno e affrontare meglio l’inverno di aumento dei prezzi.
Il caro energia, unito al altre circostanze di questa contingenza economica, sta erodendo i risparmi e gli stipendi degli italiani. Per difendere le pensioni esiste un sistema di adeguamenti automatici, che però scatta soltanto a gennaio. Per mitigare questo ritardi il presidente del consiglio Draghi aveva previsto un anticipo dell’adeguamento da elargire a novembre, in modo che i pensionati potessero affrontare meglio l’inverno e l’inflazione che a gennaio potrebbe raggiungere livelli mai visti.
L’effetto dell’inflazione
Dopo anni in cui la preoccupazione principale degli economisti è stata far ripartire l’economia, bloccata dalla crisi del 2008/2011, è tornata l’inflazione. Era un decennio che i prezzi non aumentavano in maniera significativa, e quasi quarant’anni che non raggiungevano tassi di crescita così elevati. L’ultima volta che l’inflazione ha sfiorato il 12% annuo era il 1984, c’era ancora la lira e l’economia italiana era tra le migliori al mondo, arrivando secondo alcuni dati al terzo posto dietro a USA e Giappone.
In un contesto simile l’inflazione è anche giustificata, ma quello che sta avvenendo nel 2022 e che continuerà almeno per tutto l’inverno è diverso. L’economia è sì in netta crescita, ma si tratta di un rimbalzo dovuto all’anno e mezzo di fermo quasi totale dovuto alla pandemia. L’aumento dei prezzi è poi spinto da una serie di circostanze internazionali. Primo fra tutti il blocco dei commerci che ha causato un aumento dei prezzi soprattutto delle materie prime. E poi la guerra in Ucraina che ha ulteriormente esasperato l’aumento dei prezzi dell’energia.
In questa congiuntura particolarmente negativa l’inflazione a ottobre in Italia è cresciuta di un ulteriore 3,5%, arrivando a toccare l’11,9% in un anno. Un dato che spaventa soprattutto chi riceve uno stipendio fisso e non può scaricare sul consumatore gli aumenti dei prezzi. Tra questi ci sono anche e soprattutto i pensionati, il cui meccanismo di adeguamento annuale all’inflazione si sta rivelando inadeguato alla situazione.
L’anticipo dell’adeguamento delle pensioni e il conguaglio di novembre
Per queste ragioni in governo Draghi ha pensato di anticipare una parte dell’adeguamento del 2023 alla metà del 2022. Invece dell’adeguamento previsto dello 0,2%, calcolato sull’inflazione quasi inesistente del 2021, le pensioni nella seconda parte dell’anno sarebbero aumentate del 2%. Inserita nel decreto aiuti bis, uno degli ultimi provvedimenti firmati dall’ex presidente del consiglio prima che il suo governo perdesse la maggioranza che lo sosteneva in parlamento, questa norma prevede l’aumento pieno però soltanto ad una fascia ristretta di persone.
Si tratta di chi prende al mese quattro volte l’assegno minimo, calcolato sul 2022. Per costoro avverrà un conguaglio che rivaluterà l’assegno da inizio anno al 2%, in modo da limitare la perdita di potere d’acquisto delle fasce più deboli della categoria dei pensionati. Per coloro che ricevono tra i 2.062 euro e 2.577 euro, la perequazione sarà invece il 90% di quella garantita agli altri pensionati che ricevono un assegno minore ogni mese. Questo in attesa che a gennaio 2023 le pensioni ricevano un adeguamento ancora più sostanzioso, dell’8%.