Quest’anno verrà probabilmente ricordato come l’anno della prima grande crisi delle aziende high tech. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
Negli ultimi due decenni la crescita dei grandi colossi big tech sembrava semplicemente inarrestabile. Multinazionali come Google e Facebook si sono scoperte tanti anni fa d’improvviso editori, e la loro raccolta pubblicitaria ha generato profitti da capogiro, che hanno permesso a queste aziende di crescere a dismisura.
Per questo fa parecchio scalpore la notizia arrivata in questi giorni di come per la prima volta, le grandi aziende high tech del settore hanno registrato risultati sotto le attese.
Ma non solo, perché questo discorso riguarda anche un colosso come Amazon, che secondo le ultime previsioni, vedrà per la prima volta le vendite online del suo e-commerce in calo durante il periodo natalizio. Neppure due multinazionali di vecchia data come Microsoft e Apple sono riuscite a sfuggire a questo trend. Insomma per il settore tecnologico, il 2022 si è rivelato un nero. Una situazione che ha poi colpito in modo particolare Facebook. L’azienda guidata da Mark Zuckerberg aveva infatti all’inizio dell’anno, dato inizio al proprio restyling, cambiando ad esempio nome in Meta, e fornendo una nuova interfaccia per le inserzioni pubblicitarie che però, soprattutto in Europa, si sta rivelando un fallimento.
E infatti Meta ha registrato nel primo trimestre del 2022 una perdita in negativo senza precedenti, che trascina l’intera azienda in una prospettiva piena di incognite per il futuro, e non è un caso che tante aziende hanno comunque deciso, molte per la prima volta da quando sono nate, di ridimensionare il loro parco dipendenti.
E nell’ultima seduta di borsa, Meta ha perso quasi undici miliardi di dollari. Una cifra che va resa con le pinze, visto quanto è liquido e volubile il mercato finanziario. Anche perché esistono anche delle buone per Zuckerberg per il futuro, come il fatto che il numero degli utenti attivi e partecipanti sulla piattaforma registra comunque un aumento costante e non si è fermato nemmeno nel 2022.
Un pubblico da cui Meta potrà attingere per iniziare ad affrontare questa prima crisi del settore. Detto questo però, gli esperti stimano che comunque la crisi per Meta non sarà di breve durata, e secondo le ultime previsioni arrivate alla fine del 2023, l’azienda vedrà dimezzare la sua forza lavoro. Il principale fattore di questa abnorme crisi che sta coinvolgendo il settore tecnologico, va in primo luogo ricercato nel fatto che parliamo di aziende che sono ormai dipendenti in modo totale dalla pubblicità. Se facciamo l’esempio di Meta, questa ad esempio rappresenta attualmente quasi il 98 per cento del fatturato complessivo.
In tal senso uno dei risultati più negativi è stato registrato da Youtube: il social quest’anno ha visto un incasso di poco inferiore ai sette miliardi, crescendo soltanto del sei per cento in più rispetto allo scorso anno. La motivazione, come ha spiegato anche in queste settimane il Ceo di Meta Sundar Pichai, risiede in primo luogo nel fatto che le grandi aziende, come quelle che operano in campo assicurativo e finanziario, hanno ridotto in modo consistente quest’anno le loro spese pubblicitarie. E non va meglio ad Alphabet, la holding che racchiude al suo interno anche Google.
L’azienda ha concluso in perdita quest’anno, e le previsioni per il futuro non sono del tutto ottimistiche. Anche se va detto che la holding conta di rilanciarsi grazie a Google Cloud, uno dei pochi progetti che continua a crescere di anno in anno a ritmi soddisfacenti, e che nel 2022 non ha registrato cali.
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