Uno sconto sugli ingressi per far tornare il pubblico nei cinema. I requisiti per beneficiare dell’iniziativa del ministro della Cultura per salvare il settore.
Era stato uno dei settori più colpiti dalla fase acuta della pandemia. Non solo in termini di introiti ma anche sul piano delle maestranze. Un processo di disfacimento che aveva portato il comparto dello spettacolo a un punto critico mai sperimentato.
Cinema e teatri, sale concerto e quant’altro potesse essere catalogato nel ramo culturale, si era ritrovato improvvisamente privo della fonte essenziale del suo sostentamento, ossia il pubblico. Durante il lockdown, i musicisti avevano tentato di allietare la stasi forzata in casa organizzando concerti improvvisati in casa, lenitivo solo parziale (e peraltro nemmeno apprezzato da tutti) a confronto della voragine venutasi a creare dal punto di vista lavorativo. Operai dediti al montaggio e allo smontaggio dei palcoscenici e altri professionisti impiegati nella buona riuscita degli spettacoli: tutti rimasti a casa e, per lungo tempo, privi delle proprie retribuzioni. Un quadro drammatico, che ha provocato strascichi che le prime riprese non sono riuscite a ripianare.
Al cinema non era andata meglio. Senza pubblico e, per questo, senza biglietti da vendere. Senza considerare la marcia pressoché inarrestabile delle piattaforme tv sulle quali, con un semplice abbonamento annuale, gli utenti hanno imparato a godere di un numero illimitato di film, serie e di nuove uscite. Disincentivando al massimo il ricorso alle sale cinematografiche, già messe a dura prova dall’ascesa di Netflix. Chiaramente, il cinema resta un punto fermo per una larga schiera di appassionati ma, ragionando sul consumo di massa, un abbonamento a una piattaforma streaming concede senz’altro di più in termini di quantità. Sul coinvolgimento emotivo ci sarebbe da discutere ma tant’è.
Qualche piano di rilancio del settore cinematografico passa anche dalle istituzioni. Ad esempio, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha annunciato l’imminente arrivo di un bonus (se così si può chiamare) legato proprio ai biglietti del cinema, al fine di favorire al massimo l’ingresso degli spettatori e, al contempo, consentire al comparto di mantenersi a galla. Un’agevolazione che sarà predisposta a patto che i potenziali fruitori siano in possesso di un’identità digitale, lo Spid per l’esattezza. Tale requisito permetterà di accedere al cinema beneficiando di uno sconto sul costo del biglietto. Con la speranza che questo basti per convincere sempre più persone a tornare in sala, accantonando almeno in parte il ricorso allo streaming.
Alcuni aspetti del declino dei cinema non vanno sottovalutati. In primis la scarsa predisposizione al ritorno in sala dopo le riaperture post-lockdown, vista la necessità di indossare le mascherine, mantenere una certa distanza fra spettatori e, soprattutto, per la convinzione di una parte dei consumatori del possibile rischio elevato di contagio nel recarsi in luoghi chiusi per troppo tempo, anche in presenza di dispositivi di prevenzione. Una sorta di pensiero implicito che si è faticato a mettere da parte, nonostante le rassicurazioni. Ora il Governo prova la spallata definitiva allo scetticismo, incentivando il ricorso alla settima arte come principale fonte fruizione del lavoro di registi e attori. A fronte di uno stanziamento da 10 milioni di euro, si cercherà di battere la via dello sconto.
Come detto, il requisito base sarà quello dello Spid. Ovvero, qualcosa che tutti dovrebbero avere. Il Sistema d’identità digitale, infatti, è diventato pressoché obbligatorio per le relazioni dei cittadini con la Pubblica amministrazione. Ora, attraverso di esso sarà possibile beneficiare di una riduzione di 3-4 euro, come spiegato dal ministro. Come destinatari della misura non si dovrebbero fare troppe distinzioni, dal momento che Sangiuliano non ha citato altri requisiti. Se non quello di voler contribuire, con un apporto diretto, alla sopravvivenza di un settore che ha regalato vere e proprie perle di cultura.
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