Il governo Meloni è fin dalla campagna elettorale ostile al Reddito di Cittadinanza e potrebbe riformarlo profondamente.
Ad essere presi di mira saranno quelli che il ministro per le infrastrutture e i trasporti e segretario del secondo partito della maggioranza, la Lega, Matteo Salvini ha definito come furbetti.
Si tratta in realtà di coloro che ricevono il sussidio pur essendo teoricamente in grado di lavorare dal punto di vista fisico. Il segretario del Carroccio ha parlato in passato di 900 mila persone, in realtà i dati sembrano indicare una cifra minore, attorno ai 660 mila. Non potendo abolire del tutto il Reddito di Cittadinanza, il governo punta a rendere più difficile rifiutare un lavoro una volta che il percettore riceve la proposta. Potrebbe bastare un solo rifiuto per perdere il sussidio.
I “Furbetti” e i problemi con l’inserimento al lavoro
I cosiddetti “Furbetti” del Reddito di Cittadinanza, spesso evocati dagli oppositori della norma in campagna elettorale, non sono come si potrebbe pensare i truffatori. Si tratta infatti di persone che hanno i requisiti in regola per ottenere il sussidio pensato dal Movimento 5 Stelle e varato nel governo gialloverde, assieme alla Lega, ma al contempo sarebbero in teoria in grado di lavorare. Al contrario i truffatori del Reddito di Cittadinanza sono coloro che comunicano dati falsi per ottenere il sussidio, lavorano in maniera irregolare mentre lo percepiscono oppure creano sistemi per spenderlo in beni proibiti.
Questi “Furbetti” hanno però diversi problemi per quanto riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro. Sono persone spesso non giovanissime, con scarse capacità e titoli di studio di livello molto basso. A volte le competenze che hanno sono state acquisite in lavori non regolari, e non risultano nel curriculum. Privarle del Reddito di Cittadinanza, principale fonte di sostegno, significherebbe di conseguenza avviare un programma per introdurli al mondo del lavoro. Le domande ci sono, spesso le aziende italiane faticano a trovare lavoratori, il problema è rendere l’offerta adeguata alla domanda. Starebbe allo Stato avviare la formazione necessaria per assicurare che l’abilità al lavoro si trasformi in adeguatezza.
Riforma del Reddito di Cittadinanza: basterà un’offerta adeguata?
Al momento non sembrano esserci piani per l’inserimento al lavoro dell’oltre mezzo milione di persone che potrebbe rimanere senza Reddito di Cittadinanza, ma come pensa il governo di togliere il sussidio a questi “Furbetti“? La norma che sarebbe allo studio del Ministero del Lavoro riguarderebbe il numero di offerte di lavoro congrue che sarebbe possibile rifiutare da percettori del Reddito di Cittadinanza. Al momento sono tre, ma con la riforma si ridurrebbero per arrivare a una soltanto, dopo la quale si perderebbe il sussidio.
Non tutte le offerte di lavoro sono però considerabili come congrue. Prima di tutto lo stipendio non può essere inferiore al 10% in più del sussidio massimo che si riceve, quindi lo stipendio minimo deve essere di 858 euro al mese. Poi c’è il requisito territoriale: la sede di lavoro deve trovarsi nelle vicinanze della residenza del percettore. L’offerta può essere a tempo determinato, ma il contratto deve essere almeno di tre mesi. In caso l’offerta di lavoro rispettasse tutti questi canoni però, se la riforma del Reddito di Cittadinanza andasse a buon fine, basterebbe rifiutarne una per perdere per sempre il sussidio e vedersi revocata la ricarica mensile.