Si sta avvicinando la data di scadenza di Opzione Donna, e nel dubbio sul rinnovo porta molte lavoratrici ad informarsi sulla norma.
Opzione Donna infatti non è una legge strutturale del sistema pensionistico italiano, ma una cosiddetta opzione di flessibilità, per rendere la legge Fornero meno rigida.
Questa opzione, assieme ad altre come APE sociale, serve anche e soprattutto a ribilanciare l’uscita dal lavoro per raddrizzare le storture che il mercato del lavoro crea. Opzione donna in particolare, punta a compensare il fatto che le donne inizino mediamente a lavorare più tardi degli uomini e versino di conseguenza meno contributi. Questa casistica rendeva la legge Fornero ancora più severa nei confronti delle lavoratrici, e quindi è stata introdotta un’opzione per andare in pensione con molti anni di anticipo, ma con un ricalcolo contributivo dell’assegno che causa un taglio netto della pensione.
Opzione donna, quali sono i parametri del 2022
Fino al 31 dicembre si è ancora in tempo per andare in pensione con Opzione Donna, a prescindere dal fatto che questa sia rinnovata nella legge finanziaria del 2023 oppure no. Esistono tre parametri principali per accedere a questa opzione. Il primo è chiaramente essere una donna, mentre il secondo è aver versato contributi per almeno 35 anni. L’ultimo parametro, l’età varia a seconda se la lavoratrice sia autonoma o dipendente. Per le prime l’età minima deve essere di 59 anni, per le seconde di 58.
La domanda si può presentare sul sito dell’INPS, oppure facendo riferimento agli enti di patronato. Si può anche ricevere assistenza telefonica nel processo se necessario, chiamando i numeri 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile. La lavorazione della richiesta necessiterà di circa 55 giorni per essere completata, ma una volta ottenuta la pensione, bisognerà obbligatoriamente cessare la propria attività da dipendente. Al contrario invece si potrà continuare il proprio lavoro autonomo.
Ottenere la pensione però non è immediato. Bisognerà infatti aspettare la finestra per ricevere effettivamente l’assegno. Per le dipendenti il tempo di attesa è di un anno, mentre per le autonome ammonta a 18 mesi. Infine, il ricalcolo contributivo comporta un taglio dell’assegno anche molto sostanzioso, e che dipende da quanto fosse alto il proprio stipendio nella prima parte della propria carriera.
Rinnovo per il 2023?
Come già accennato, Opzione Donna non è una legge strutturale. È stata rinnovata di anno in anno dalla sua introduzione, ma la sua conferma anche per il 2023 è tutt’altro che certa, specialmente in questi termini. L’anno scorso è stato uno dei passaggi più delicati nella storia di questa norma. Draghi non sembrava intenzionato a rinnovarla, ma ha alla fine accettato un compromesso con i partiti, e ha aumentato i parametri. L’età anagrafica per la pensione è quindi passata da 57 anni per le dipendenti e 58 per le autonome, agli attuali 58 e 59 anni.
Da una parte si può essere ottimisti per il rinnovo sia di Opzione Donna, che delle altra forme di flessibilità pensionistica come Ape Sociale e persino Quota 102, in qualche forma alternativa. Questo perché la maggioranza di centrodestra al governo ha spinto molto durante la campagna elettorale sulla questione delle pensioni. Di conseguenza non rinnovare queste norme potrebbe essere un duro colpo al consenso di cui Meloni gode tra la popolazione. D’altra parte però il budget è molto stretto, e non è detto che si trovino i fondi nella prossima legge finanziaria da approvare a dicembre.