I buoni fruttiferi postali hanno normalmente una scadenza di dieci anni. Passato questo periodo di tempo non possono più essere liquidati.
È una regola quasi inviolabile. Se ci si dimentica della scadenza dei propri buoni, le Poste non sono più tenute a liquidarli. Si rischia quindi di perdere i propri soldi per sempre, a causa di una semplice dimenticanza.
Questa regola è ampiamente conosciuta, ma è meno comune che possa essere sovvertita. Così però è successo a Palermo, dove un risparmiatore è riuscito ad ottenere i soldi che le Poste gli dovevano dopo ben 16 anni dall’emissione dei suoi buoni fruttiferi postali. Ecco come è stato possibile, e come orientarsi in caso di mancata riscossione dei propri buoni entro il tempo limite stabilito di dieci anni.
Buoni fruttiferi postali, come funzionano?
I buoni fruttiferi postali sono prodotti finanziari di investimento che, insieme ai libretti postali, costituiscono il cosiddetto risparmio postale. Nonostante il nome possa indicare che siano emessi da Poste Italiane, in realtà esse sono soltanto il mezzo attraverso il quale sono distribuiti e poi liquidati. L’emissione dei buoni fruttiferi avviene infatti attraverso Cassa Depositi e Prestiti, società controllata interamente dallo stato italiano e che spesso fa da strumento per gli investimenti dello stato stesso. Essendo emessi da quello che è di fatto un ente controllato dalla pubblica autorità, è lo stato è garantirli.
I buoni fruttiferi sono solitamente poco redditizi ma estremamente sicuri. Essendo garantiti dallo Stato, è praticamente impossibile non ottenere i soldi investiti indietro una volta che si necessita di liquidità. Esiste però un’eccezione a questa garanzia, su cui di solito i risparmiatori fanno molto affidamento quando comprano dei buoni postali.
Molti di questi prodotti finanziari hanno infatti una scadenza entro la quale il buono non può più essere liquidato. Questo significa che, passata la data indicata sul buono stesso, sarà impossibile ottenere indietro il proprio denaro. Una regola che in molti conoscono ma di cui è facile dimenticarsi, dati i periodi di tempo molto lunghi, appunto un decennio, entro i quali si possono ottenere indietro i soldi investiti in un buono fruttifero postale.
Il caso di Palermo
Un giudice di pace di Palermo però ha permesso ad un risparmiatore di recuperare i propri buoni fruttiferi scaduti, obbligando cona sentenza le Poste a pagarli. Come è possibile, con regole così rigide, che questo sia accaduto? I buoni fruttiferi erano stati acquistati nel 2006 e nel 2007, ma il risparmiatore si era dimenticato di riscuoterli entro la scadenza di dieci anni prevista. L’avvocato di Federconsumatori Fabio Pernice, che ha assistito il palermitano, ha presentato un ricorso basato su un difetto della serie di buoni a cui appartenevano quelli posseduti dal risparmiatore.
Si trattava della serie 18Q, che non presentava la data di scadenza segnalata in maniera chiara. Questo, secondo l’avvocato, rappresentava una ragione sufficiente perché il consumatore si dimenticasse del regolamento per colpa di una mancanza delle Poste. Come dichiarato dal presidente dell’associazione per la tutela dei consumatori Alfio La Rosa: «La missione della Federconsumatori è quella di difendere gli interessi di tutti i consumatori. In questo caso abbiamo anche affermato il principio che nessuno, nemmeno Poste Italiane, è esentato dal dovere di informare un consumatore quando gli vende un prodotto o un servizio. Per noi, quindi, è una doppia vittoria».