In pensione con appena vent’anni di contributi versati. La possibilità esiste ma solo per pochi eletti. Ecco di chi si tratta.
L’attesa riforma del sistema pensione dovrà attendere ancora. Per il momento bisognerà accontentarsi delle misure in vigore, con la consapevolezza che i tempi sono ormai decisamente ristretti.
Una situazione di stallo che potrà essere risolta, molto probabilmente, con la proroga di Quota 102 e di altri sistemi attualmente in vigore, quali Ape Sociale e Opzione Donna (entrambi già prorogati per il 2022). Tuttavia, dal momento che non vi è certezza alcuna (almeno per ora) circa il prolungamento effettivo delle misure, meglio tenerne conto nel momento in cui a dover essere sottoposta a conteggio è una pensione in forma anticipata. La prospettiva di un ritorno ai pieni effetti della Legge Fornero ha abbassato notevolmente le quote sul prolungamento almeno di un anno della sostituta di Quota 100. Ed è probabile che resteranno in vigore almeno le misure base per l’uscita anticipata.
In realtà, qualche possibilità di riservarsi un pensionamento con qualche anno di anticipo sulla tabella di marcia sarebbe concesso in ogni caso. In alcune particolari circostanze, addirittura con soli vent’anni di contributi versati. Chiaramente, per ogni misura destinata ad accorciare i tempi, il contribuente che la richiede dovrà essere in possesso di determinati requisiti, imprescindibili per il corretto funzionamento del sistema previdenziale.
In pensione con vent’anni di contributi: ecco per chi scatta la misura
L’agevolazione, quindi, ci sarebbe anche. Non sempre, però, i contribuenti ne sono al corrente. Anche perché, ora come ora, tutte le discussioni vertono sulla possibilità che il 2023 porti in dote un ritorno al sistema pensione dell’inizio del decennio scorso, eventualità che il Centrodestra (soprattutto la Lega), in fase di campagna elettorale, aveva più volte detto di voler scongiurare. Per questo, ora come ora, la proroga di Quota 102 e almeno dell’Ape Sociale appare la soluzione più logica. La Legge di Bilancio dovrebbe portare qualche informazione in più ma il dibattito politico, così come quello pubblico, verte al momento su questioni ritenuti non tanto più urgenti quanto più impellenti in termini di soluzioni da ricercare. In primis il carovita, con i rincari dei costi delle utenze che dovranno necessariamente veder predisposte misure di emergenza (alcune delle quali già annunciate).
Per quel che riguarda la pensione anticipata, per ora valgono i vecchi parametri. Coloro che possono accedere con vent’anni di contributi versati, a norma di Legge, dovranno tuttavia attendere il compimento del sessantasettesimo anno di età, ossia il requisito anagrafico minimo per la pensione di vecchiaia. Occhio però alle deroghe, queste sì particolarmente interessanti. Tutto sta nel capire gli anni di maturazione: sia i lavoratori dipendenti che gli autonomi, infatti, possono accedere alla pensione di vecchiaia se entro il 31 dicembre 1992 possono dimostrare di aver versato almeno 15 anni di contributi. Anche in questo caso, però, sarà necessario un requisito base, ossia l’avallo alla prosecuzione volontaria della contribuzione prima del 26 dicembre dello stesso anno. Chiaro che, soprattutto ora, tale possibilità sia riservata a un ventaglio piuttosto ristretti di contribuenti. Forse per questo non tutti sfruttano l’agevolazione.