L’abolizione del Reddito di cittadinanza sembra essere sempre più vicina. Il governo Meloni sta minacciando misure molto restrittive sul sussidio.
In particolare Matteo Salvini, segretario della Lega e Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, vorrebbe levarlo ai cosiddetti furbetti.
Questa dicitura non si riferisce ai truffatori, già perseguiti dalla legge, ma a coloro che, pur potendo in teoria lavorare, prendono il reddito di cittadinanza. Si tratta di centinaia di migliaia di percettori, che rimarrebbero senza un reddito. Una nuova ondata di esodati su cui il presidente dell’INPS Tridico ha lanciato l’allarme. In caso questa riforma fosse portata a termine non ci sarebbero altri ammortizzatori sociali per queste persone se non la Naspi, la disoccupazione per chi perde il lavoro, che dura due anni. Dopo quella potranno rivolgersi soltanto ad associazioni caritatevoli.
Abolizione del Reddito di Cittadinanza
Durante la campagna elettorale che ci ha accompagnati fino alle elezioni di fine settembre, il centrodestra ha calcato molto la mano sull’abolizione del Reddito di Cittadinanza. In particolare è stato il segretario della Lega Matteo Salvini a proporre la totale cancellazione del sussidio, nonostante fosse stato il governo gialloverde, che lo vedeva ministro dell’interno, ad introdurlo. Secondo il ministro, l’abolizione del Reddito di Cittadinanza consentirebbe di finanziare una riforma delle pensioni.
Ad essere finito nel mirino del nuovo governo però non sembra il Reddito di Cittadinanza in toto, ma una specifica demografica di percettori: coloro che sono in età da lavoro (tra i 18 e il 59 anni) e non hanno una ragione fisica per la quale non possono lavorare. Secondo l’interpretazione del governo, a queste persone andrebbe tolto il sussidio, in quanto potrebbero essere inserite nella forza lavoro e ricoprire alcuni dei ruoli che le aziende stanno cercando in questi mesi. Esiste infatti a livello di occupazione anche un problema di mancato incontro tra domanda e offerta, e spesso le aziende non riescono a trovare lavoratori per le posizioni che hanno aperte.
Le conseguenze dell’abolizione
È difficile stimare le conseguenze di questa decisione. Prima che il governo specificasse la fascia di età a cui la misura si applica, si parlava di 660 mila percettori esclusi, mentre la maggioranza aveva parlato addirittura di 900 mila. Saranno probabilmente meno coloro che rimarranno senza reddito, ma comunque una quantità tale da far parlare di nuovi esodati. Il riferimento è quello degli esodati causati dalla legge Fornero, persone che, convinte di andare in pensione a breve, avevano smesso di lavorare e con l’improvviso innalzamento dell’età pensionabile erano rimasti senza lavoro e senza pensione.
Il presidente dell’INPS Pasquale Tridico, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ha sottolineato i problemi che una norma di questo tipo potrebbe causare: “Senza il reddito quali ammortizzatori sociali resterebbero in vigore? Per milioni di persone, senza il Rdc rimarrebbe solo la Caritas. Esiste la Naspi per chi perde il lavoro, per un massimo di 2 anni. Ma ricordiamoci sempre che il Rdc oggi per i due terzi viene dato a persone che non possono lavorare (anziani, disabili, minori), o non hanno mai lavorato, o non hanno una storia contributiva recente“. Uno scenario quindi che lascerebbe moltissimi percettori del reddito in una situazione tale da doversi rivolgere a associazioni caritatevoli.