I consumatori italiani non sono stati adeguatamente informati delle modifiche subite quest’anno dalle etichette sulle uova. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
Negli ultimi anni, i consumatori italiani hanno dimostrato di avere un’attenzione sempre maggiore verso la scelta di prodotti biologici, sostenibili per l’ambiente, e che dunque ci aiutano a mantenere in salute il nostro organismo.
Per questo ad esempio, rispetto a una ventina di anni fa, c’è molta più attenzione tra gli scaffali degli italiani, verso le etichette dei prodotti che si intende acquistare.
E uno dei massimi esempi riguarda le uova, che spesso nei supermercati si dividono tra quelle allevate a terra e in gabbia. Se in passato non vi erano significative differenze tra questi due prodotti per quanto riguarda i volumi di vendita, con il passare degli anni i consumatori hanno invece preso coscienza delle tematiche ambientaliste, e iniziato a privilegiare l’acquisto di uova allevate in gabbia.
Con la certezza dunque, di acquistare un alimento più sano. Ma non tutti sanno che non sempre l’etichetta che attesta l’allevamento a terra di una confezione di uova è così veritiera come si pensa. In primo luogo perché nell’ultimo anno, l’Unione ha deciso di applicare alcune deroghe per i produttori del settore. A questi è stato infatti concesso di poter continuare ad utilizzare la diciture di “allevamento a terra” anche nel caso in cui effettivamente non è così, e l’allevatore non è in realtà in grado di tenere le galline in un luogo all’aperto.
Perché l’Europa ha preso questa decisione? Si tratta di una scelta per tamponare una vera e propria emergenza che ha colpito il settore nell’ultimo anno, con il ritorno dell’influenza aviaria, che sta provocando l’abbattimento di migliaia di animali in tutto il mondo. E da qui dunque, per calmierare una situazione molto critica, è arrivata la decisione di concedere questa speciale deroga sulle etichette in virtù di un’emergenza sanitaria che non è ancora finita.
Il problema però, è che questa operazione si è svolta senza che i consumatori italiano fossero informati in modo adeguato del fatto che non necessariamente le uova che comprano, con la dicitura di “allevamento a terra”, posso anche non rispettare questa etichetta.
Quasi un paradosso che viene oltretutto prorogato dalla Commissione Europea di mese in mese. Secondo l’Ue oltretutto non è possibile invertire questa tendenza nel medio-termine, quantomeno finché il problema dell’aviaria non sarà risolto.
Una problematica non da poco, che negli ultimi mesi era stata segnalato per la prima volta dalla rivista francese 60 Millions de Conosommateurs, con un articolo che avuto il merito di avviare un dibattito nel vecchio continente, su quelle che al momento, possono essere definite a tutti gli effetti delle etichette menzognere, che in realtà non assicurano necessariamente la qualità e la provenienza del prodotto come riportato.
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