Il costo di una corsa in taxi dipende da diversi fattori in primis la città in cui ci si trova. Cerchiamo di approfondire le modalità di calcolo.
Scopriamo le variabili che determinano il prezzo finale di una corsa in taxi per capire quanto potrebbe costare uno spostamento.
Molte persone rinunciano a prendere un taxi perché convinte di spendere troppo. Il pensiero è corretto? Certamente l’autobus o il treno avranno un costo inferiore ma è importante riuscire a capire l’ammontare di questa differenza di prezzo. E poi lo spostamento in taxi riserva diversi vantaggi, primo tra tutti il comfort. Si prenota, arriva all’orario indicato, evita di spazientirsi nel traffico e – cosa ancora più rilevante – di cercare parcheggio. Spesso capita che a fine corsa, però, si pensi di aver pagato più del previsto. Pochi chilometri costati una fortuna, come sapere se si ha ragione e la spesa è frutto di una speculazione del tassista.
Quanto costa una corsa in taxi
Per ipotizzare quanto costa una corsa in taxi occorre sapere i fattori che influiscono sul prezzo finale. Partiamo dal presupposto che pur essendo veicoli privati i conducenti devono rispettare delle precise regole con riferimento ai costi da applicare e alla gestione dei clienti. Prendiamo come esempio il trasporto degli animali domestici. La decisione finale di far salire a bordo oppure no un cane o un gatto è a discrezione del conducente. La presenza di un tassametro omologato, invece, è obbligatoria e non discrezionale.
Le tariffe seguono questo stesso presupposto. Il prezzo è fissato da regolamenti comunali e regionali con riferimento alla Legge quadro nazionale pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Ciò significa che all’interno di una stessa città il costo della corsa – o meglio la modalità di calcolo – dovrà essere uguale per tutti i tassisti. E si può appurare facendo molta attenzione al tassametro.
Dal tassametro al prezzo finale
Tra tassista e cliente non può esserci un accordo sul prezzo. Il costo della corsa presuppone il rispetto delle citate condizioni in base al Comune in cui si opera. Il conducente, dunque, deve azionare il tassametro ad inizio corsa e spegnerlo una volta giunti a destinazione. Se la corsa dovesse essere preceduta da una chiamata radio, invece, il tassametro parte dal momento della partenza.
È importante sapere che il tassametro può non segnare lo zero prima dell’azionamento. Questi pochi euro corrispondono alla quota fissa d’ingaggio e sono, dunque, legali. L’importo è stabilito dal Comune al pari del prezzo per ogni chilometro percorso. I clienti, poi, possono far riferimento al tariffario per capire quanto la corsa costerà. Posizionato sul retro del sedile anteriore, è un obbligo per il tassista esporlo e rispettare i prezzi scritti sopra. Solitamente le tariffe vanno da 0,7 a 1,20 euro a chilometro. Da conteggiare, poi, gli scatti orari applicati con velocità ridotte ogni 20 chilometri.
E i fattori non finiscono qui. Ci sono i sovrapprezzi che il tassista può applicare a propria discrezione. Il trasporto di animali, se i passeggeri sono tre o più, la chiamata in un giorno festivo, l’aiuto per caricare i bagagli e così via. Anche i supplementi dovranno essere esposti in maniera visibile per essere subito noti al passeggero.