Anche quest’anno non ci sarà nessuna riforma delle pensioni. La legge Fornero rimane la base di come si va in pensione in Italia.
Le opzioni di flessibilità sono però molte, ed è persino possibile andare il pensione senza aver mai versato contributi. Ecco tutte le opzioni disponibili.
La prima è ovviamente la legge Fornero, che è ancora in vigore essendo l’unica opzione sostenibile per i conti dello stato. Elaborata durante la crisi del 2011 per salvare l’Italia dalla bancarotta, per mette di andare in pensione con 67 anni di età e 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne. Queste due opzioni sono le cosiddette pensioni di vecchiaia e pensione anticipata. Tutte le altre norme che verranno elencate sono temporanee e sono dette opzioni di flessibilità. Vanno rinnovate di anno in anno da ogni governo, altrimenti verrebbero automaticamente eliminate.
In campagna elettorale il governo ha puntato molto sull’abolizione della legge Fornero. Diminuire l’età pensionabile però costa moltissimo e non porta nessun beneficio allo stato o all’economia. Quindi l’esecutivo si è limitato ad evitare lo scalone che la scadenza di Quota 102 avrebbe causato. È stata così creata l’ennesima opzione temporanea che, in cambio di un piccolo taglio dell’assegno, permette di andare in pensione prima. Si tratta di Quota 103, che si raggiunge con 62 anni di età e 41 di contributi.
Opzione donna e APE sociale non verranno invece modificate. Si era parlato di un piano per legare la pensione anticipata per le lavoratrici ai figli che le donne stesse avevano avuto durante la loro carriera. Una norma che però, come molti avevano fatto notare, avrebbe potuto essere bloccata per problemi di incostituzionalità, in quanto discriminatoria nei confronti di quelle donne che non avevano potuto avere figli. Per entrambe le norme ci sarà quindi una semplice proroga. APE sociale permetterà ai lavoratori con mestieri usuranti di andare in pensione due anni prima, mentre Opzione donna sarà confermata a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome.
La maggioranza ha fatto, durante la campagna elettorale, delle pensioni un argomento centrale. Rimuovere la legge Fornero è uno dei capisaldi del centrodestra da anni, ma ogni volte che questa parte politica ha avuto le leve del potere in mano, come nel 2018, non è mai riuscita a far passare una riforma diversa dalla legge in vigore.
Con la nuova maggioranza in parlamento, ci si aspettava una riforma strutturale fin da subito, ma invece il governo si è limitato a prolungare le opzioni di flessibilità. La ragione è che tra vincoli di bilancio e crisi energetica, i soldi rimasti per la legge di bilancio erano troppo pochi. Ma anche che, allo stato attuale delle cose, la legge Fornero sembra l’unica opzione sostenibile per i conti dello stato. La generazione che si affaccerà alla pensione nel prossimo decennio è la più numerosa d’Italia. Ha avuto pochi figli, e quindi i lavoratori che possono sostenere il costo delle loro pensioni sono pochi.
Spesso il governo parla di Quota 41, in riferimento ad una norma che fissi a 41 anni di contributi l’unico requisito per andare in pensione. L’INPS ha più volte avvisto, tramite il proprio presidente Tridico, che questa legge non sarebbe sostenibile, ma dall’altra parte anche i sindacati confederati premono per una legge del genere.
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