Il governo ha rimesso il limite minimo di pagamenti con carte e bancomat che gli esercenti sono costretti ad accettare.
Nella manovra il governo introdurrà, oltre all’innalzamento del tetto all’uso del contante, un’altra norma che favorisce l’uso di banconote e monete contro i pagamenti digitali.
Una legge che si adatta in realtà ad una situazione già abbastanza consolidata. Molti esercenti erano già restii a permettere di utilizzare il POS per piccole cifre, specialmente lontani dalle grandi città. Le critiche a questa norma riguardano il fatto che favorisca la piccola evasione, in quanto i contanti non sono tracciabili e permettono di non emettere scontrini molto più facilmente dei pagamenti eseguiti tramite carta di credito o bancomat, che invece necessitano di una manovra più complessa per essere evasi.
Pagamenti con carte e bancomat, il nuovo tetto minimo
Negli ultimi anni i governi si sono impegnati a diffondere in vari modi il pagamento digitale, tramite carte di credito, bancomat, app e telefoni, a discapito di quello in contanti. Lo Stato ha seguito due strade: la prima è stata più fallimentare, ed era quella degli incentivi come il cashback o la lotteria degli scontrini. La seconda invece era quella delle multe. Introdotto l’obbligo del POS già nel 2016, i vari governi che si sono succeduti hanno via via introdotto anche sanzioni e multe per chi non lo rispettava.
La ragione di queste norme è semplice. I pagamenti digitali sono più difficili da evadere, e la circolazione di una minore quantità di denaro fisico è un risparmio per lo Stato che non deve produrlo tramite la zecca. Ma il governo Meloni ha deciso di andare in senso contrario. Da quando la legge di bilancio entrerà in vigore infatti, gli esercenti non saranno più obbligati ad accettare pagamenti digitali per cifre inferiori a trenta euro. La ragione sarebbe la difficoltà di controllare e multare questi comportamenti. Le opposizioni e i critici del governo invece accusano questa misura di essere un incentivo alla piccola evasione.
Il tetto all’uso del contante
Questa stessa critica è rivolta ad un’altra norma che sarà inserita in manovra: l’aumento del tetto all’uso del denaro contante fino a 5000 euro. Il tetto era stato previsto in abbassamento nel 2023 fino a 2000 euro, ma sarà invece alzato per volere della Lega. La ragione della norma non è molto chiara, dato che purché non sia dimostrato che un tetto del contante molto basso contrasti l’evasione, non esiste un vero beneficio nell’alzarlo.
Le critiche a questa norma però vanno oltre la mera evasione fiscale. Le opposizioni hanno accusato il governo di facilitare la vita alle organizzazioni criminali. Queste infatti spostano la propria ricchezza soprattutto in contanti, e alzare il tetto significherebbe facilitare il piccolo riciclo. La norma peraltro doveva già essere approvata nel decreto aiuti quater, ma è stata rimossa su indicazione del Presidente della Repubblica.
Il Quirinale infatti non ha ravvisato gli estremi di urgenza e necessità che un decreto deve avere in questa legge. L‘aumento del tetto all’uso del contante è stato quindi rimandato alla legge di bilancio, ed entrerà in vigore con ogni probabilità nel 2023, insieme al grosso delle altre decisioni prese nel contesto della manovra finanziaria.