Occhio alle offerte di aiuto in autogrill. Ecco come agiva una banda debellata sull’A4 tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto.
Se c’è qualcosa che la società contemporanea ci ha insegnato e che le occasioni per mettere in atto una truffa sono tante e calate in contesti apparentemente insospettabili.
In alcuni casi, nemmeno la normale prudenza è sufficiente a sventare attacchi mirati. Men che meno se ci si trova in contesti confusionari, dove non è il web ma la furbizia del criminale a mettere alla prova la nostra capacità di reazione. L’autogrill, ad esempio, i locali che contraddistinguono le maggiori aree di sosta delle autostrade, rappresentano un ambiente ideale. E non solo per alcuni tentativi di agganciamento piuttosto stereotipati, che vanno dal “banale” (ma non troppo) gioco delle tre carte ad altre tipologie di adescamento. In diversi casi, infatti, l’occasione per essere derubati poggia sulla scelta di esercitare un atto di altruismo verso chi chiede aiuto. Perché sì, i criminali cercano di ingannarci anche su questo.
Di recente, infatti, le Forze dell’Ordine hanno registrato diversi tentativi di truffa, o meglio, di veri e propri furti diretti di oggetti preziosi, borse e quant’altro, messi in atto proprio all’interno degli autogrill autostradali. O, per la precisione, nell’area parcheggio esterna. Tutti attuati con un preciso metodo di approccio e di sottrazione illecita di oggetti altrui, alla fine utile per individuare gli autori dei furti e ricollegare eventi accaduti anche a distanza di tempo. Alcuni luoghi in particolare sono finiti al centro delle indagini: le aree di sosta sull’Autostrada A4 nei tratti di pertinenza del Friuli Venezia-Giulia e del Veneto.
Furti all’autogrill, ladri in manette: ecco il trucco che utilizzavano
Le indagini sono state avviate dalla Procura della Repubblica di Pordenone in collaborazione con la Sezione Polizia Stradale di Udine, oltre che con la Sottosezione di Palmanova. A seguito di alcune segnalazioni di furti subiti da turisti stranieri in aree di sosta del tratto autostradale in questione. Sulla base delle testimonianze, gli inquirenti sono riusciti a risalire al metodo utilizzato, il quale appariva il medesimo anche a distanza di tempo. Nello specifico la banda (per di questo si trattava) utilizzava la tecnica dell’informazione e, quindi, della distrazione della vittima. Solitamente, il gruppo (identificato in alcune persone di origine kosovara) offriva aiuto per una gomma forata. La quale, chiaramente, era stata opportunamente bucata all’auto delle vittime poco prima di offrirsi per sistemarla.
Approfittando della concitazione del momento, mentre alcuni uomini agivano per sostituire la gomma, altri si avvicinavano all’auto, sottraendo quanto possibile. Fra la refurtiva rinvenuta dalla Polizia, figurano macchine fotografiche, borse, computer portatili e, naturalmente, contanti per quasi 5 mila euro, appartenenti a conio italiano e soprattutto estero (specie dell’Est Europa). Le indagini hanno permesso di portare all’arresto di 7 cittadini del Kosovo, 4 dei quali colti in flagranza di reato. Gli altri 3, invece, in ottemperanza all’esecuzione di ordinanza cautelare. Un’ottava persona è tuttora ricercata. I componenti della banda erano di età compresa fra i 20 e i 50 anni. Occhi aperti dunque. Nemmeno un’offerta di aiuto può essere ritenuta affidabile oggigiorno…